Il postino di Neruda (1986) può essere definito un romanzo poetico o una poesia romanzata. La musicalità che pervade l’intero romanzo racconta fatti e persone con parole che sembrano state scelte una ad una da Antonio Skármeta.
Nel Cile di Allende, in una piccola isola, Isla Negra, vive un ragazzo sfaticato che un giorno decide di rompere le antiche regole dell’ecosistema in cui è cresciuto e andare controcorrente. Non sarà un pescatore come il padre e tutti gli abitanti dell’isola, ma diventerà postino. Postino per l’unico uomo in tutta la caletta che riceve posta regolarmente: Pablo Neruda.
Il libro racconta dell’ultima parte della vita del poeta, quella della terza moglie Matilda, del suo filocomunismo e dell’alleanza politico-poetica con il nuovo eletto Salvador Allende. Lungo il romanzo il protagonista rimane sempre Mario il postino, con la sua vita di uomo qualsiasi, con la ragazza di cui è innamorato e che riesce a sposare solo grazie all’intervento di Neruda, con il figlio che nasce proprio quando aveva deciso di andare a Parigi, con la suocera rompiscatole, con l’osteria da portare avanti e con le sue metafore in testa. Ma le storie che vive Mario, anche la più sensuale e focosa del primo rapporto con Beatriz, che Skármeta descrive con un’abilità pari a quella di Neruda, sono solo il contorno al vero rapporto del romanzo: la forza dei propri sogni.
Il postino che fino al giorno prima era un’analfabeta qualsiasi diventa poeta vincendo il primo premio di una prestigiosa rivista letteraria. Il vate Neruda crede in lui, lo incoraggia e ne nasce un’amicizia più salda della roccia. La poesia diventa collante per la vita, per la politica e per l’amore.
Antonio Skármeta racconta un Cile povero, di gente lavoratrice che ascolta il suo poeta come fosse un dio in terra. Quel dio che nonostante un premio Nobel per la Letteratura nel 1971 regala poesie d’amore a due innamorati che non sanno né leggere né scrivere.
Nuda sei semplice.
Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, cammini di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.
Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l’estate in una chiesa d’oro.
Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t’addentri nel sotterraneo del mondo
come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.
Pablo Neruda
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