La musica non è solo divertimento, ma anche riflessione su temi profondi. Uno di questi è quello della mafia. Diversi artisti italiani hanno meditato su come la mafia sia un pericolo da debellare e una realtà quasi quotidiana. Nel farlo, hanno preso a esempio diversi combattenti antimafia, voci fuori dal coro che non si sono fatte intimorire e hanno spesso incontrato la morte nella lotta. Un fenomeno tutto italiano, una lotta che si concretizza anche nella musica. Ecco come, in ordine cronologico, diversi autori si sono confrontati col tema.
Nel 1991 appare nell’album Come un cammello in una grondaia di Franco Battiato la canzone Povera patria. Insiste sulla pervasività della mafia sia nella società, sia nei gradini più alti dello Stato. Nella frase
Nel fango affonda lo stivale dei maiali
pone l’enfasi sull’italianità della corruzione dello Stato, ma più avanti appare un barlume di speranza, nel primo ritornello:
non cambierà, non cambierà, non cambierà, forse cambierà
e ancora di più nel secondo:
non cambierà, non cambierà, sì che cambierà, vedrai che cambierà
Una canzone intrisa di significati civili, etici, politici. Forse una delle poche canzoni di Battiato che affronti in modo così chiaro tali tematiche. Proprio per questo Michele Santoro l’ha utilizzata come sigla per il suo programma giornalistico.
Tra le più famosi canzoni antimafia c’è I cento passi dei Modena City Ramblers. Contenuta nell’album Viva la vida, muera la muerte!, del 2004, la canzone trae spunto dall’omonimo film di Marco Tullio Giordana del 2000. La storia narrata è quella di Peppino Impastato, un giornalista attivo nella lotta contro la mafia sebbene la sua famiglia fosse mafiosa. Nella prima strofa, infatti, viene detto:
aveva un cognome ingombrante e rispettato
di certo in quell’ambiente da lui poco onorato
Fondò Radio Aut nel 1977 per denunciare in modo satirico i delitti mafiosi locali. La sua particolarità è stata quella di non partire, ma di lottare nella sua piccola realtà, come detto in questi versi:
poteva come tanti scegliere e partire
e invece lui decise di restare
Venne ucciso il 9 maggio 1978, così come Aldo Moro. Per questo per molti anni la questione della sua morte è stata ignorata e insabbiata. Nella terza strofa, la band modenese canta:
era la notte buia dello Stato Italiano
quella del 9 maggio ‘78
la notte di via Caetani,
del corpo di Aldo Moro,
l’alba dei funerali di uno stato
Il ritornello, invece, riprende una scena celebre del film. Peppino accompagna suo fratello fino alla casa dello zio, boss mafioso, che dista cento passi dalla sua.
Diverso è il caso di Falcone e Borsellino, cantati da Jovanotti e Fabrizio Moro. Si tratta di due magistrati, dunque appartenenti al sistema statale, uccisi a due mesi di distanza l’uno dall’altro nel 1992. Per il loro lavoro affine nella lotta antimafia, i due personaggi sono spesso ricordati insieme. A differenza di Peppino Impastato, i due palermitani lavoravano a Roma sotto scorta, data la palese rilevanza delle loro figure nella lotta contro la mafia.
Con Cuore – L’altra Italia del 1992 anche Jovanotti si cimenta nella denuncia alla mafia. Il brano viene composto di getto subito dopo la morte di Falcone e non è mai stato pubblicato su disco. Anche in questo brano l’enfasi viene posta sul connubio Stato-mafia:
i ragazzi son stanchi dei boss al potere
i ragazzi non possono stare a vedere
la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato
e ad ogni loro ideale distrutto
Un altro punto cruciale è l’omertà, condannata dai ragazzi presenti al funerale e protagonisti del brano:
i ragazzi denunciano chiunque acconsenta
col proprio silenzio un’azione violenta
la conclusione è incentrata sulla patria nella quale bisogna avere il coraggio di vivere:
ma l’Italia è anche un’altra, la gente lo grida
i ragazzi son pronti per vincere la sfida
Tra le più famose canzoni contro la mafia c’è Pensa di Fabrizio Moro. Esce nel 2007 nell’omonimo album e porta Moro a vincere nella sezione Giovani di Sanremo 2007. L’invito è quello alla riflessione e alla sensibilizzazione, non solo contro la mafia, ma anche contro la violenza civile. È stata scritta di getto dopo la visione di un film sulla morte di Borsellino. Il focus è sempre sull’ambientazione italiana, in particolare siciliana. Viene cantato il paradosso che lega la bellezza italiana alla sua rovina dovuta alla corruzione:
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie
massacra figli e figlie […]
L’insistenza sul verbo pensare lascia trasparire l’intenzione educativa del cantautore. L’altra faccia della medaglia è l’elogio delle persone che hanno avuto il coraggio di combattere per un ideale:
ci sono stati uomini che hanno continuato
nonostante intorno fosse tutto bruciato.
Tramite le parole toccanti e dure di questi cantanti, l’Italia viene criticata. La critica non è fine a sé stessa, ma funzionale a una crescita, a un miglioramento. La libertà dal giogo mafioso si può ottenere solo con la compartecipazione civile. Il ruolo educativo della musica si può riassumere nelle parole finali dell’ultima strofa di Pensa:
gli uomini passano e passa una canzone
ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
che la giustizia no, non è solo un’illusione.
Fonti: