Uno sguardo attento alla Primavera di Botticelli

Sandro Botticelli è stato uno dei più eccellenti pittori del Rinascimento italiano, autore di alcuni dei più grandi dipinti della storia dell’arte. Tra il 1464 e il 1467 fu apprendista presso Filippo Lippi; in questo periodo dipinse molti quadri aventi come soggetto principale la Madonna, uno dei temi privilegiati dal giovane Botticelli, tra questi vi è la Madonna con il bambino e due angeli (1468).

Madonna col bambino e due angeli, 1467

Botticelli mostra un talento precoce per la pittura, tanto che a 26 anni apre anche una sua bottega per insegnare l’arte ai più giovani. Negli anni settanta del Quattrocento si avvicina ai principi dell’Accademia Neoplatonica fondata da Cosimo de’ Medici che promuove la riscoperta degli autori del mondo classico e della mitologia greca, ponendo l’uomo al centro dell’universo. L’adesione al classicismo permette a Sandro Botticelli di essere ammesso alla corte di Lorenzo il Magnifico che gli commissiona varie opere: tra le sue opere più famose ricordiamo  l’Adorazione dei magi (1475), La nascita di Venere (1482-1485) e la Primavera (1482).

Nascita di Venere, 1482-1485

Benché considerato un artista di grande fama e rispetto, negli ultimi anni della sua vita cade in disgrazia. Le sue opere perderanno valore, superate dalle innovative opere di Michelangelo e Leonardo.

La Primavera, sicuramente una delle sue opere più famose e conosciute al mondo e attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze, fu commissionata da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico.

La prima notizia sull’opera botticelliana viene dal Vasari nel 1550 che la nomina come “Venere che le Grazie la fioriscono, dinotando la Primavera”; egli la vide per la prima volta nella villa Castello dove risiedeva il committente del quadro; solo nel 1919 verrà spostata definitivamente agli Uffizi.

Il quadro presenta un fondale di un piccolo bosco su di un prato fiorito; nella scena sono presenti otto figure sorvolate dal dio greco Eros che scaglia una freccia. La prima figura a destra dipinta sulle sfumature del blu e con le gote gonfie d’aria è Zefiro la personificazione del vento di primavera che si sta avvicinando ad una donna ricoperta da veli e dalla cui bocca escono dei fiori; quest’ultima è la ninfa Clori che successivamente ci viene mostrata nelle vesti di Flora, la personificazione della primavera, che raccoglie i fiori dal suo grembo e li sparge sul prato. Un simbolo che mostra il collegamento di Clori con Flora è proprio il filo di fiori che sta uscendo dalla bocca della ninfa prima della trasformazione.

Zefiro, Clori e Flora (dettaglio della Primavera di Botticelli)

Al centro della scena, leggermente arretrata, si trova Venere la quale fa da forza motrice a tutti gli eventi che la circondano. Alla sinistra troviamo invece quelle che sono le Tre Grazie, legate tra loro attraverso un complesso intreccio di dita e il dio Mercurio il quale è nell’atto di allontanare le nuvole che minacciano la fine della Primavera.

Le Tre Grazie il dio Mercurio (dettaglio della Primavera di Botticelli)

Questa opera è di notevole rilevanza per la storia dell’arte poiché è la prima raffigurazione di divinità pagane dopo l’era classica. Il riferimento al mito antico, più che rinviare alla tradizione artistica delle statue greco-romane, rimanda ai testi latini letti nei circoli della corte medicea, come le Metamorfosi di Ovidio e l’Asino d’oro di Apuleio.

Una delle interpretazioni più accreditate e testimoniate dagli studiosi vede in questo capolavoro il manifesto filosofico dell’Accademia Neoplatonica; secondo l’interpretazione neoplatonica, Venere rappresenta l’Humanitas, ossia le attività spirituali dell’uomo, la sua cultura, e la sua virtù di umanità, le Tre Grazie alludono all’agire dell’Humanitas, mentre Mercurio rappresenta la Ragione, uno strumento necessario per allontanare dalle passioni terrene l’uomo, infine Zefiro, Clori e Flora sarebbero il simbolo della Primavera, a sua volta simbolo di rinascita e di vita.

Questa non è la sola interpretazione che possiamo dare al dipinto di Botticelli, secondo un’altra corrente di pensiero, l’opera sarebbe un’allegoria che indicherebbe invece la prosperità della città di Firenze sotto il dominio della famiglia dei Medici che ha portato ricchezze e cultura alla città toscana.

Quale che sia l’interpretazione che si voglia scorgere nel quadro botticelliano, esso segna l’inizio della fase pittorica di Botticelli che si concentra sulla rappresentazione di soggetti mitologici; questo periodo fu molto caratterizzante, ma anche molto breve, poiché Botticelli abbandonò questo tema di rappresentazioni pagane per ritornare alle raffigurazioni sacre che lo caratterizzano, in sintonia con il clima ascetico e penitenziale della Firenze creata da Savonarola dopo la cacciata della famiglia Medici.


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