Negli ultimi tempi si sta parlando sempre di più del fenomeno del Catcalling, cioè l’atto di fare complimenti non richiesti a donne che camminano per strada.
Quante volte una ragazza che passeggia si sente urlare frasi come “ciao bella!” “sei un splendore” “che ti farei” accompagnate il più delle volte da baci, fischi di apprezzamento e versi di richiamo (da qui il nome Catcalling) da uomini a lei sconosciuti. Eppure queste parole che hanno tutta l’aria di essere dei complimenti, in realtà non lo sono. La forma del complimento non è infatti sufficiente: per determinare se un complimento è tale è fondamentale il contesto, che permette di stabilire se una frase o una parola abbia effettivamente il significato di un complimento. Per capirci meglio facciamo un esempio. Se due amiche sono in giro a fare shopping e una dice all’altra che il vestito da lei provato le sta bene, tendenzialmente l’amica lusingata ci crederà e apprezzerà il complimento. Se invece a pronunciare la semplice frase “che bel vestito” fosse una commessa di un negozio, alla ragazza che riceve il complimento sorgerebbe il dubbio che il complimento sia motivato esclusivamente dal fatto che la commessa vuole portare a casa una vendita.
Allo stesso modo, se una ragazza riceve un complimento dal suo ragazzo, da un possibile tale, da un amico o da un compagno di università ne sarà felice perché lo riterrà sincero e, anche se potrà pensare (o perché no sperare) che il complimento abbia un secondo fine, lo farà in un secondo momento.
Quando il complimento viene fatto da uno sconosciuto per strada invece la situazione è esattamente opposta: prima la ragazza pensa al secondo fine che nascondono le parole dell’uomo e poi forse pensa alla sincerità del complimento.
“Certo che quante storie per un “ciao bella”, in fondo potrebbe essere un approccio come un altro, no?”.
No. Niente è per caso, suvvia. E di certo un ragazzo/uomo/vecchio che ritiene consono approcciare una sconosciuta per strada richiamando la sua attenzione complimentandosi sul suo derrière non è di certo intenzionato non certo a costruire una vita insieme a lei, ma neanche a conoscerla meglio. Come se non bastasse, c’è un lato emotivo da non sottovalutare: una ragazza dopo aver ricevuto un apprezzamento per strada si sente arrabbiata, inutile e soprattutto in colpa. Arrabbiata perché le è stato detto qualcosa a cui lei non ha potuto replicare. Infatti, come un ragazzo non può replicare ad un gruppo di suoi simili che lo chiama “frocetta” una ragazza non può replicare ad un branco che la chiama “ehi mami”. Scatta allora il senso di inutilità, di impotenza, seguito dal senso di colpa, da quella vocina che nella testa che dice “certo che se avessi evitato quelli shorts magari non sarebbe successo”.
E’ stato girato un video in cui una ragazza brutta e poco attraente riusciva a camminare per le strade di Hollywood senza problemi. Non un commento, non un approccio. La soluzione quindi sembrerebbe essere quella di imbruttirsi (non nel senso milanese del termine), di diventare sciatte e trasandate per poter camminare in santa pace. Per farlo, prima di tutto bisognerebbe coprirsi. Non importa se fa caldo, non importa se si hanno delle belle gambe allenate in palestra o se si è comprato un vestito bellissimo e corto. Nessuna sporgenza deve essere in vista, e per sporgenze si intendono anche le ginocchia e i gomiti. Evitare poi i capelli sciolti o la coda di cavallo. Il rossetto rosso deve essere assolutamente bandito, come il mascara e il profumo. Insomma libero spazio alla bruttezza naturale. E se sapete zoppicare, ragazze, ancora meglio! Nessuno potrà gridarvi “cielo devo essere ad una sfilata perché tu sembri una modella!”
Ma si sa, non è bello ciò che bello ma è bello ciò che piace e per questo qualcuno potrebbe trovarvi attraenti anche in tenuta da cavernicola e sentire il bisogno di comunicarvelo. E comunque se così non dovesse essere, è giusto rinunciare a sentirsi belle per poter camminare senza essere molestate?
“Eellamadonna si parla addirittura di molestie?”
Sì. E’ da considerarsi molestia fisica se un individuo tocca un altro senza il suo permesso. Perché allora non dovrebbe considerarsi molestia verbale quando un individuo dice qualcosa sull’altro senza il suo consenso?
A testimonianza della gravità e del dilagarsi di questo fenomeno, sono state create diverse associazioni, come ad esempio l’organizzazione no profit Stop Street Harrasment che, tra le tante cose, si occupa di organizzare la settimana internazionale contro questo fenomeno, che quest’anno si è tenuta dal 2 all’8 aprile. In più sempre più video vengono creati a riguardo, video il cui formato è sempre lo stesso: registrare una ragazza che cammina per la sua città vestita in maniera normale per 10 ore e raccogliere i commenti che le vengono fatti.
“Comunque anche gli uomini si trovano nella stessa situazione, eppure nessuno dice nulla”
Ni. Statisticamente, capita molto molto raramente che un gruppo di donne molesti un uomo che cammina per strada. Tutti i giorni ne abbiamo la prova. E’ infatti capitato a tutti di sentire fischi e urletti rivolti ad una ragazza, ma a quanti è capitato di sentirli rivolti ad un uomo?
Sempre statisticamente, un uomo è più forte di una donna. Se una donna affianca un uomo per 10 minuti o lo pedina e il ragazzo si ferma e la affronta a meno che la donna non nasconda nella borsetta una calibro 38, lui avrà la meglio. Una donna no e questo è evidente.
In più c’è un’altra cosa da non sottovalutare e cioè il retaggio culturale. Come si vede bene in questo video, quando è una donna a rivolgere ad uno o più uomini frasi come “devi essere una maserati perché ti cavalcherei tutta la notte” viene scambiata per una prostituta in cerca di abbordare nuovi clienti.
E’ proprio qui sta il punto: perché una donna che fa apprezzamenti espliciti viene considerata subito una prostituta (quindi una donna che rivolge attenzioni per secondi fini a scopo sessuale) mentre un uomo che si comporta alla stessa maniera in realtà pronuncia tali frasi con il solo scopo di fare un complimento vero e sincero?
Fonti:
10 Hours walking in New York city as a woman
Un commento su “Catcalling: perchè “ciao bella!” non è un complimento”
Molto interessante! Condivido tutto e aggiungo il motivo per cui a me, personalmente, qualsiasi genere di commento sul mio aspetto fisico, positivo o negativo che sia, da parte di un perfetto sconosciuto per strada dà fastidio: non sopporto l’idea che il mio corpo sia costantemente oggetto di un giudizio ogni volta che metto il naso fuori di casa. Ora, io capisco che il giudizio degli altri sia di fatto inevitabile in un contesto pubblico, però non mi sembra civile che un totale sconosciuto condivida questo giudizio con me, in maniera totalmente non richiesta e facendomi in questo modo sapere con certezza che sono stata giudicata. La maggior parte delle persone infatti o si fa gli affari propri e al massimo rivolge ai passanti solo uno sguardo fuggevole e distratto, come faccio io, oppure se proprio sente la propria attenzione attratta da qualcuno, si preoccupa di non metterlo o metterla in difficoltà; sono solo gli incivili che pensano di dover a tutti i costi esprimere il proprio parere sull’aspetto di una sconosciuta. Di solito poi chi si sente in diritto di comportarsi così è un ignorantone che abbaia a qualsiasi cosa si muova senza andare tanto per il sottile, quindi non è che mi faccia sentire particolarmente attraente.
Non intendo dire che non si debba in nessun caso rivolgere la parola a qualcuno per strada, con o senza secondi fini: quello che è sgradevole è il giudizio. Dunque a me va bene se qualcuno mi saluta per strada e cerca garbatamente di intavolare una conversazione, a patto che non faccia alcun commento sul mio aspetto e soprattutto non ignori i miei segnali, nel senso che se chiaramente ho fretta o non sono nel mood di socializzare lo rispetti senza assumere un atteggiamento intimidatorio alla “ma perché non sorridi??”.