Il Bauhaus e la fotografia

La città tedesca di Weimar, nel 1919, non regala solamente all’ancora frastornato popolo tedesco una nuova costituzione tra le più democratiche ed ugualitarie della storia; vede anche la fondazione di una tra le scuole di architettura, arte e design più celebri e feconde del XX secolo: il Bauhaus.

Nel girovagare della scuola in Germania da Weimar a Dessau fino a Berlino, dove verrà chiusa con l’avvento del nazismo, il Bauhaus di Walter Gropius si distinse come cardine della riflessione dicotomica tra tecnologia e cultura, industria ed artigianato.

Per quanto concerne la fotografia, il Bauhaus non elaborò propriamente uno stile fotografico, né tantomeno sviluppò sostanziali innovazioni in ambito figurativo e tipografico come alcuni sostennero. Sicuramente il Bauhaus sfruttò il mezzo fotografico per la sua indagine.

La prima cattedra di fotografia del Bauhaus sorge solamente nel 1929 e viene assegnata al filosofo e matematico – oltre che fotografo – Walter Peterhans.

Anche nell’espressione fotografica di questa scuola, così come per le altre forme d’arte, primario è il rapporto tra uomo ed architettura secondo canoni spaziali.

Il principale fotografo che la scuola tedesca generò fu probabilmente il magiaro Lazlo Moholy-Nagy.

Egli rimarrà particolarmente folgorato dalla possibilità degli effetti ottici realizzabili attraverso la macchina fotografica e dalla predisposizione degli oggetti nel cogliere la luce non coglibili dall’occhio nudo.

Per l’ungherese il mezzo fotografico addirittura aiuta l’uomo ad una visione oggettiva del reale, fatto non permesso all’occhio.

Le sue foto, non a caso, sono più che mai incentrate suoi giochi e le prospettive permesse dalla luce.

Contrasterà nel Bauhaus questa sua visione della fotografia come “mezzo totalizzante” il pittore tedesco Paul Klee, diffidente e scettico verso questa meccanica forma d’arte.

 

Credits:

fonti: studio da parte dell’autore

foto: www.pinterest.com

 

 

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