Avere un aspetto fisico sano. Essere dotati di corporatura imponente. Essere alti almeno un metro e novanta. Provare una specchiata moralità personale. Aver prestato almeno sei mesi di servizio nell’arma dei Carabinieri. Essersi sottoposti a un ferreo addestramento. Saper cavalcare e guidare veicoli a motore. E naturalmente, essere italiani. Sono questi i requisiti basilari per i ragazzi che desiderano diventare corazzieri.
Tutti li abbiamo in mente, impettiti alla presenza del Presidente della Repubblica, deputati a garantirne la sicurezza in ogni momento. Con le loro elegantissime divise d’ordinanza sono un simbolo dell’Italia, e farne parte è un onore concesso a pochissimi e invidiato. Sono i primi volti che un capo di Stato estero incontra quando è in visita istituzionale, ed anche per questo rispecchiano i ragazzi italiani agli occhi del mondo.
Anche per questo, è molto significativa una novità verificatasi di recente davanti ai portoni del Quirinale: la comparsa di un corazziere dalla pelle nera.
I giornali lo chiamano N.T (le generalità non sono state divulgate per motivi di privacy), ha 27 anni, quasi interamente trascorsi in Sicilia, adottato in Brasile da una coppia che non voleva separarlo dalla sorella.
Il bambino ha sempre amato due cose: lo sport e i carabinieri. Così, presa la maturità scientifica, fa il concorso ed entra fra i Carabinieri. Ma lui non vuole fermarsi: vuole essere un corazziere. L’altezza corrisponde, è alto uno e novantasei e lo sport gli ha regalato un fisco possente.
Ma è facile pensare che anche lui si sia domandato se il fatto che non sia mai esistito in Italia un corazziere nero potesse essere un ostacolo. Così ha capito di dovere dimostrare, forse più degli altri. Quando si sottopone all’addestramento, i superiori lo reputano uno dei migliori del suo corso. E alla fine, N.T. corona il suo sogno: è il primo corazziere nero d’Italia, che debutta in uniforme candida alla visita al quirinale di Papa Francesco.
La sua storia è stata ripresa da tutte le testate, in modo particolare da quelle dichiaratamente schierate a destra. A fronte di articoli che si attengono alla cronaca, talora velata di orgoglio nazionale, sono interessanti i commenti nelle pagine online di queste testate. Basti prendere ad esempio la pagina de “Il Giornale”. Accanto ad alcuni complimenti, sono numerose le esternazioni di disgusto e disprezzo. Non una novità. Alcuni però si spingono a vedere in questa scelta una forma di manifestazione del “black power”, o una mera ostentazione di politicamente corretto agli occhi del Papa. Qualcuno sospetta persino una mossa che vuole far accettare alla popolazione “flussi migratori incontrollati” e “umiliare gli italiani”.
Sfuma, ma è superfluo notarlo, anche il riferimento alla carta d’identità. A fronte del colore della sua pelle, che si tratti di un giovane italiano a tutti gli effetti viene dimenticato pressoché da tutti.
Di fronte a un ragazzo nero, a questi occhi non ha nessuna importanza la durissima selezione e gli attestati di merito che lo hanno condotto a svolgere questo mestiere.
A motivo di questi commenti, la vicenda di N.T è più di una nota di costume. Il giovane è infatti simbolo di un’Italia che cambia. Il suo merito snida il razzismo strisciante o rivendicato di molti, eppure è lui – e non chi lo attacca – che rappresenta il Paese e lo tutela agli occhi del mondo.