Tabiblia in dote

Non ti chiami col nome greco
Perché la tua essenza non riluce
Nell’ambiente
Di questo granello confuso di pietra diviso in due
Da una parte inerte,
Ma ti chiami Golia perché mi fai male alla gola
E non sei una caramella.

Clerici vagantes animavano le pagine e i vini
Col nome che ti ho dato
Ti battezzo di nuovo, ho visto che non hai bene,
Ti do un nuovo nome che più ti rappresenta
Ai miei occhi anche se non vedo

Nulla di quello che dici mi cambia,
Io son Davide, anzi, no, chiamami Giuditta
Senza spada e senza vecchia
Una Laura si affaccia a guardare
Ma non è quella di Petrarca e
Le sue fronde agitate devo tingere di biondo
Le piacciono le mèches
Il Terribile lo è con se stesso
Uccidendosi a poco a poco
Pur non essendo russo
Ha il nome di Giovanni e giusto
Porta l’Apocalisse
Ma la grande meretrice non si vede
― Si è fatta fuggire un anno fa.

O Zaccaria che ti nutri di angoli negli schermi!
Le betulle ti sono allergiche
Desiderano liberarsi
Betulia con qualche seme vince
Io credo
Anche se sono atea
La città delle dame si è risvegliata
Contro il tuo ingombro
Senza darti la soddisfazione
Di chiamarti (col sangue tuo) maligno.

 

Fonti
Immagini: catalogo.fondazionezeri.unibo.it

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