Durante le sere d’estate, uno degli spettacoli che sanno lasciarci a bocca aperta è il luccichio intermittente che ricopre molte zone erbose.
Non si tratta di illuminazione artificiale, non parliamo di faretti né tanto meno di torce, è la natura che ancora una volta è in grado di deliziarci: stiamo parlando delle lucciole.
Questi graziosi esserini appartengono alla famiglia dei Lampiridi e sono classificabili come coleotteri, non semplici insetti. Al mondo ne esistono circa duemila specie.
Vivono in zone calde e si trovano spesso in prossimità di ambienti ad alto tasso di umidità.
Il loro caratteristico bagliore è prodotto grazie a specifici organi fotogeni collocati sotto l’addome: la luciferina (sostanza luminescente prodotta da enzimi noti come luciferasi) unita all’ossigeno immagazzinato dagli insetti, permette la produzione della luce senza che vi sia tuttavia alcuna emissione di calore.
La luminescenza è solitamente intermittente e varia a seconda della specie: è finalizzata all’accoppiamento, permettendo di trovare compagni con i quali riprodursi.
Le femmine depositano le uova a terra: le larve si nutrono di vermi e molluschi terrestri, che uccidono iniettando un fluido paralizzante, solo una volta adulte abbandonano questo tipo di alimento per nutrirsi di polline o nettare.
Le lucciole sono un efficace parametro per valutare la “salute” dell’ambiente: negli scorsi anni, soprattutto a causa dell’inquinamento e dell’abuso di pesticidi, le lucciole avevano subito una drastica diminuzione nel numero.
Una denuncia di questo calo è stata propugnata in un articolo di Pier Paolo Pasolini (1975) – articolo che tuttavia, è bene precisare, si avvale in chiave metaforica del problema ecologico per denunciare “il vuoto del potere in Italia” (titolo dell’articolo), operando quindi in realtà un’analisi sociologica e usufruendo del dramma delle lucciole in quanto scaltro espediente poetico.
Ultimamente l’avvistamento di questi insetti si è fatto più sistematico lasciando intravedere una possibile speranza di miglioramento, per l’ambiente, per le lucciole e per noi.
Fonte: National Geographic
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