Ciao Franco,
ti ricordi di me?
Sono Silvia, ci siamo scritti lo scorso giugno in merito al mio evento “L’arte sbarrierata“, invitandoti a parteciparvi con il tuo libro “Handicap Power“.
Di “Handicap Power” quello che mi è rimasto, e che credo rimanga proprio perché colpisce subito, è la tua genialità creativa nel descrivere dettagliatamente quel mondo utopistico a cui si potrebbe aspirare ma che in realtà, come hai voluto insegnare, non va bene perché non realizza quell’inclusione che invece dovrebbe esserci.
“Inclusione“. Che bella parola.
Mi hai detto che non avresti potuto partecipare al mio evento perché eri impegnato “a smuovere le resistenze di tutti coloro che potrebbero fare qualcosa per rendere Milano più accessibile, magari in vista di Expo, ma puntando a rendere durevoli i miglioramenti ai quali stiamo lavorando“.
Stavi lavorando per noi. Per l’inclusione.
E in effetti si è smosso subito qualcosa: hai partecipato alla presentazione del primo taxi ecologico che è in grado di caricare anche una carrozzina elettrica. Non solo, sei stato nominato consulente di supporto alla task force per l’accessibilità di Expo Milano 2015.
ci hai lasciati, Franco: chi continuerà il tuo compito?
Mi piace pensare che ci hai lasciato una sorta di testamento, che tutto ciò che hai iniziato dobbiamo portarlo a termine noi.
Noi tutti: la tua famiglia, i tuoi colleghi, i tuoi amici, chi ti stimava e anche chi non ti conosceva.
Persone con e senza disabilità.
Tu avevi in mente un progetto inclusivo, per tutti, senza alcuna distinzione, senza alcuna esclusiva.
E noi dobbiamo portarlo avanti, noi tutti, senza alcuna distinzione, senza alcuna esclusiva.
Sai, Franco, forse più che un testamento, ci hai lasciato un regalo.
Ci hai regalato un nuovo inizio.
Ci hai regalato la speranza di una città migliore collocata sotto il segno dell’unione.
Ce la faremo, Franco. Tutti insieme, anche te. Perché tu sarai con noi, ci sei già adesso.
Finalmente anche te vedrai splendere il sole sulla città di Milano, che dicono sia sempre avvolta dalla nebbia: ma noi lo faremo sorgere.
E se chiudo gli occhi, concentrandomi un poco, riesco a sentire il calore di quell’abbraccio che mi hai dato in una delle ultime mail della nostra corrispondenza di giugno, quell’abbraccio che non sei riuscito a darmi personalmente, quell’abbraccio che non sono riuscita a darti personalmente.
Domani ci sarà il sole.
Io ci voglio credere.
Ciao Franco, buon viaggio.
Silvia
(Milano, 18 dicembre 2014)