Il Women Power sta cercando di far notare la sua voce nella società, e, sulla scia dei film incentrati sui super eroi, la casa DC Comics ha finalmente prodotto quello che si sta rivelando il gioiellino del 2017, Wonder Woman. La grintosa attrice israeliana Gal Gadot e la regista Patty Jenkins creano una combo inaspettata e vincente che conclude il primo fine settimana con un incasso record di 223 milioni di dollari e che offre una prospettiva nuova su un classico dei fumetti, inserendolo in una linea d’azione nei confronti della riflessione sul femminile attuale e superchiacchierata.
Come in ogni storia che si rispetti, però, il nemico non è mai troppo lontano. Se infatti Wonder Woman ha ricevuto critiche decisamente positive e numerosi elogi, al tempo stesso ha anche suscitato polemiche che non passano inosservate.
La proiezione del film, in alcuni casi, è stata una questione delicata: in America sono state scelte due sale della catena di cinema Alamo, a Austin e a Brooklyn, che hanno organizzato delle proiezioni speciali limitate ad un pubblico che si identifica nel genere femminile, i cui proventi sono stati devoluti all’organizzazione no profit Planned Parenthood, a cui Trump ha recentemente tagliato i fondi. Lo scontento, partito dai Repubblicani – che non amano particolarmente Planned Parenthood e le sue iniziative – si è diffuso soprattutto online, dove gli utenti si sono chiesti se sia giusto promuovere “un’idea di uguaglianza che funziona per esclusione”.
La polemica più vigorosa ha avuto però luogo in Libano, dove la proiezione del film è stata proibita in toto. La proposta di censura è partita dal Ministro dell’Economia e del Commercio Raed Khoury, il quale sostiene e promuove il boicottaggio nei confronti di tutti i prodotti di origine israeliana come “tentativi nemici di infiltrazione nei mercati”, essendo ancora formalmente in guerra contro Israele. Il giornale libanese Daily Star di Beirut ha ufficializzato la notizia, dichiarando come fonte certa un ufficiale della Sicurezza Interna. Questo perché Gal Gadot, che veste i panni di Lynda Carter/Wonder Woman, non è solo una ex top model, ma in particolare un ex miss Israele che conosce l’uso delle armi e le tecniche di combattimento perché ha servito per due anni l’esercito israeliano.
La Gadot non è nuova a simili dissensi: già in passato l’ONU le aveva conferito la nomina di ambasciatrice onoraria per aver veicolato a donne di ogni età e paese un messaggio di auto affermazione, che le era stata però revocata perché considerata un esempio troppo sensuale.
Eppure l’attrice non demorde. Se vogliamo passare alle frivolezze, la Gadot ha recentemente colpito il pubblico per la scelta di presentarsi ad una première hollywoodiana con un paio di ballerine da cinquanta dollari. È una delle prime, se non la prima in assoluto, a dare priorità al comfort sul red carpet per valorizzare la bellezza femminile senza necessariamente seguire gli stereotipi, sottolineando il fatto che i tacchi sì esaltano la figura e la snelliscono, ma sbilanciano l’equilibrio e spesso provocano dolori alla schiena.
Se alcuni super eroi indossano mantelli, per una volta una Wonder Woman preferisce le scarpe basse.
FONTI:
- ANSA.it
- Quotidiano.net
- La Stampa
- Huffington Post
Immagini: Pinterest