Laissez-moi danser: Dalida icona di stile

La memoria è un meccanismo complesso che permette di recuperare infromazioni qualora se ne abbia bisogno, per riportare in vita fatti e avvenimenti di un’epoca che non esiste più. Questi stessi archivi rappresentano un tesoro inestimabile poichè contengono storie dall’importanza magistrale e nomi di personaggi che hanno segnato il corso dei tempi. Iolanda Gigliotti, più nota come Dalida, è entrata a far parte di questa «collezione»: sono numerosi infatti i video sul web in cui si esibisce cantando le sue hit e che rimandano, in particolare per quanto riguarda la generazione degli anni ’50 e ’60, a ricordi del passato.

Nata in Egitto da famiglia di origini italiane, Dalida riuscirà presto a diventare la diva che tutti i francesi (e anche qualche italiano!) ricordano. Le sue canzoni sono diventate un inno di quegli anni e allo stesso tempo delle melodie d’amore, ognuna proveniente dalla personale esperienza della cantante. Molto nota fu, in particolare, la sua storia con Luigi Tenco che la portò anche al festival di Sanremo.

In ragione della sua bravura il Palais Galliera di Parigi ha pensato di ricordarla attraverso i suoi abiti. Dalida era infatti conosciuta anche come una donna molto alla moda, oggi si potrebbe dire fashionista. Il suo amore nei confronti della moda era dovuto al suo gusto impeccabile ma anche all’amicizia con grandi designer del panorama parigino, come Yves Saint Laurent o Pierre Balmain. Dalla stessa Parigi Dalida seppe raccogliere la piena essenza e la classe diventando una vera e propria parigina.

L’excursus espositivo mostra come la silhouette esile di Dalida sia rimasta essenzialmente la stessa, dagli anni della giovinezza fino ad un’età più matura, tracciando un percorso chiaro di tutti i suoi successi, sia in scena che nella vita. Molti abiti, specialmente quelli degli anni ’50 e ’60, sono caratterizzati dal corpetto che sottolinea la vita stretta della cantante per poi diventare più audaci con il passare del tempo e il modificarsi delle mode.

Jacques Estere. Robe chemisier con cintura in vita, 1959.

Inizialmente Dalida adotta uno stile molto classico, ovvero capi che riprendono la linea leggermente svasata imposta dal New Look di Dior del 1947. La semplcità caratterizza ciò che indossa e i suoi vestiti vengono creati principalmente da Jean Dessès, Jacques Esterel e Pierre Balmain, che la vestivano sia per gli spettacoli che nel quotidiano.

Jean Dessès, vestito bustier, 1958 ca.

Questa tendenza cambia verso la fine degli anni ’60 quando Dalida modifica l’abbiglimento da palcoscenico a quello privato. Il primo infatti si drammatizza, la linea si indurisce e Pierre Balmain crea una nuova uniforme in crêpe di seta che si fonde con la personalità di Dalida. Una durezza che sarà più tardi addolcita dai capi in jersey di Azzaro o Luthier. L’abbigliamento privato, al contrario, abbraccia l’hippie chic, composto da diversi riferimenti e dal caos vestimentario tipico di quel periodo.

Saint Laurent rive gauche, 1969.

Infine, con l’avvicinarsi degli anni della Disco music Dalida riprenderà un atteggiamento più sensuale nei confronti dell’abbigliamento, più giocoso e spensierato, fatto di piume e lustrini così come la moda del tempo aveva imposto.

Michel Fresnay e Mine Barral Vergez, mantello, bustier e papillon, 1980.

 

 

Fonti : Dalida. Une garde-robe de la ville à la scène, petit journal de l’exposition.

Images: copertina

In articolo: photos by Roberto Sposato

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