Lucio Fontana è stato uno dei massimi artisti dell’età contemporanea, nato in Argentina nel 1899 iniziò la sua attività intorno agli anni 20 dedicandosi allo studio progressivo del movimento spazialista per cui l’idea tradizionale di arte viene superata: Fontana la espresse attraverso le opere dei Buchi e dei Tagli.
La concezione artistica di Fontana può essere considerata una testimonianza dei grandi cambiamenti del mondo che si affacciava al XX secolo. Telefono, treno, automobili, fotografia e cinematografo sono tra le più evidenti novità che entrarono nell’immaginario comune di una società che andava verso il fenomeno della ”massificazione” e apriva la strada alla filosofia di Freud e Nietzsche. Anche lo scenario artistico, variegato e caratterizzato da continue correnti nuove, era significativamente attraversato da novità, basti pensare a Picasso e Stavinskij o al movimento futurista italiano.
All’interno di questo contesto storico Fontana matura la sua concezione artistica direttamente influenzato da questa età frenetica, caratterizzata anche dal nuovo approccio dell’uomo alla vita, andato a modificarsi con l’esperienza maturata nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale (vissute entrambe da Fontana, la prima da bambino e la seconda da adulto) e nei totalitarismi europei e non.
La concezione artistica di Fontana fu uno spartiacque tra la tradizione e la modernità. Uno dei maggiori studi di Fontana che testimonia questi cambiamenti è lo studio per ”Struttura al Neon per la IX Triennale di Milano”, realizzato nel 1951. Quest’opera è il risultato di sperimentazione con lo spazio e la luce portati avanti dall’artista con l’appoggio di molteplici influenze esterne all’arte ma rimanendo sempre fedele alla volontà di superamento dell’arte considerata come ”opera dentro il quadro”: il tubo di neon, presentato come un intricato complesso, non supera solo la pittura e la scultura ma anche l’architettura, si tratta di un gioco con la luce bianca che domina l’ambiente e ne è protagonista. Per la realizzazione di quest’opera, creata appunto in occasione della IX edizione della Triennale di Milano, Fontana ha collaborato con i due architetti Luciano Baldessari e Marcello Grisotti.
Oggi l’installazione si trova presso il Museo del Novecento (Milano) all’interno della ”terrazza” del museo, ma è visibile anche dalla piazza sottostante del Duomo. L’opera è affissa al soffitto nero della sala e la luce dei neon è sempre accesa così che all’interno del museo si crei un’atmosfera particolare per i visitatori che si trovano in una sala vetrata con davanti il Duomo sovrastato dall’opera, mentre da fuori è sempre visibile. Se oggi la luce di Fontana è una certezza per il milanese e la sua città, nel lontano 1951 era una novità per lo stesso milanese che si preparava a vivere il boom economico e l’arrivo del primo uomo sulla Luna negli anni della guerra fredda.
Fonti: www.museodelnovecento.org , www.fondazioneluciofontana.it
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