Il Genio incompresi?

Non sono gli analisti, non sono i sociologi e non sono i ricercatori a vedere il futuro, quello è compito e privilegio dell’artista!” veniva esclamato durante una delle poche lezioni di metodi d’analisi sociale durante le quali non ero impegnato a bingewatchare (passatemi il termine terzomillennista) la terza stagione di Orange Is The New Black.

Ma d’altronde non è nulla di rivoluzionario ciò che ha detto, nulla di nuovo: l’essere visionari è l’unico fil rouge che può collegare i Beatles a Flaiano, Andy Warhol a Kubrick, Lynch a Cervantes e così via.

Può quasi sembrare blasfemia accostare certi nomi ai soggetti di questo articolo, ma a volte bisogna osare e per una volta essere non severi e giusti. In un certo senso la coppia Alessandra Contini e Gianluca De Rubertis ha portato del pionierismo musicale sulla scena italiana chiamando Pop quello che poi sarebbe diventato Indie.

Ma andiamo con ordine. Come si intuisce più che facilmente dal titolo, il duo che stiamo riesumando è ovviamente Il Genio, che ha avuto una parentesi molto fortunata nel lontano 2008 quando, all’interno di un album più che interessante, ha sfornato Pop Porno, il singolo che poi si è rivelato un tormentone e un’icona trash ante litteram, sui generis e altri latinismi random a volontà!

La canzone presa in esame gli vale un biglietto per un successo che però si spegne fin troppo presto e, nonostante i due album successivi, la coppia non riesce a tornare alla ribalta. Ci riprovano con due album e il singolo Dopo Mezzanotte datato 2014 è il loro colpo di coda, ma difficilmente il nome suonerà un campanello nella testa della maggior parte dei lettori, anzi…

No, non siamo davanti a una storia di successo, non siamo davanti a una favola ma stiamo di fronte al classico scherzone di cattivo gusto che l’universo ogni tanto gioca: donarti una platea non ancora pronta ad apprezzare, non darti nessuno che capisca il linguaggio usato, con cui richiamare l’attenzione e farti ritrovare come la persona giusta al momento sbagliato.

Andiamo ad ascoltare un’altra canzone che non sia la già citata Pop Porno (perché tanto lo so che ormai l’imprinting del “Oddeo ha dtt porno k risate!” da reduci degli anni bui di Netlog è difficile da spodestare) ma un’altra con la stessa ricetta (non sarà assolutamente difficile trovarla che sia la semplice e carina Tahiti alla più particolare Amore Chiama Terra o anche l’interessante A questo Punto) e proviamo a collocarla nel 2017.

Potremmo partire dal dire che Gazzelle ha ricevuto la definizione di Sexy-Pop, titolo che spetta per diritto a questi due artisti (più ad Alessandra ma non sono parziale), abbiamo quelle atmosfere squisitamente tra gli anni ’60 e ’80 impreziosite dal comparto elettronico che anticipano, sorpassano e doppiano la scena dei “nuovi” artisti con tendenze neocantautoriali oltre a una poetica del piccolo, del vissuto, del banale un po’ comune a tutta la scena indipendente che ha fatto della glorificazione del normale il suo manifesto riscuotendo il successo, anche perché l’ascoltatore comune apprezza scoprire il bello della normalità.

Ma prima di uno o due anni fa, tutti questi erano elementi che inquadravano quei “cantantelli sfigati” che non sarebbero mai usciti dall’ombra. Si, gli stessi che hanno in realtà spodestato dal trono i vari Talentini (ne abbiamo già parlato) e hanno, chi più chi meno, usufruito del genio de Il Genio che ha fatto loro da apripista.

Oltre alle analisi semantico-musicali, c’è da considerare anche un altro fattore che permea quasi l’intera produzione “geniale”, un elemento che solitamente vende molto ma che veniva, viene e verrà affrontato sempre in maniera diversa dal grande pubblico e dai grandi censori: il Sesso.

Non si può parlare de Il Genio senza parlare di Sesso, quello con la S maiuscola, quello che Chuck Palahniuk descrive attraverso le labbra di Victor Mancini in Soffocare (non ve lo cito testualmente che sennò mi cacciano ma andatevelo a cercare tra le prime pagine), quello che forse non si ha il coraggio di definire perché rifiuta la definizione “romanticheggiante” che l’arte spesso offre come normalità e allo stesso tempo lo spoglia del concetto di potere che prima Oscar Wilde e poi più o meno tutta la scena contro culturale commerciale ostenta: il concetto del Get Money, Fuck Bitches per intenderci.

Quello avrebbe venduto, quello avrebbe fatto successo. Non si vende cultura machista un tanto al kg, non si vendono sogni da soap operetta, qui si dà tutto.

Alessandra si fa sacerdotessa della sensualità giocando ad esser donna e bambina senza la benché minima soluzione di continuità portandoci continuamente a chiederci se quella davanti è un angelo o un succubo senza però renderci conto che una cosa non esclude l’altra all’interno di quegli sguardi languidi che avrebbero chiarito le idee anche a Milton sulle contaminazioni reciproche di inferno e paradiso, canta con un filo di voce perché sa che non serve irrompere con gli anfibi quando basta un battito d’ali di una farfalla per creare un uragano psicormonale che lascia sbigottiti.

È un sesso non per tutti ma mai elitario che “con due bicchieri viene ma con una doccia se ne va”, è consumabile ma mai fine a sé stesso, Murakami lo definirebbe “Un momento di temporanea felicità concessoci così raramente, ti passerei il bicchiere e ne berresti silenziosamente e poi è tutto finito. Molto silenzioso, molto preciso, molto intimo.”  (MIA TRADUZIONE ARTIGIANALE di un frammento di If Our Words Were Whisky), quello che c’è nelle feste clandestine dei film americani vintage, quello che crea legami liberi che legano più a sé stessi e al mondo che al partner senza però mai scadere nell’egoismo.

Forse ci sono un po’ di divagazioni in ciò che ho scritto ma le sensazioni che da un chiusone musicale con questi due sono veramente contrastanti e incoerenti, tutto regolare quindi.

Io vi lascio semplicemente con un piccolo esperimento, dopo esserveli sentiti un po’ scegliete una tra le canzoni meno conosciute e mettetela nelle cuffie al vostro amico che ascolta I Cani spacciandoli per un gruppetto emergente, vogliamo scommettere che si innamora?

 

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