In tutti i libri Banana Yoshimoto affronta il tema della morte, la scrittrice giapponese però ne dà una visione non standard. Infatti non è presentata con drammaticità o tragedia, bensì come viene vista in oriente, ovvero in base alla misticità e alla pragmaticità del Giappone.
In “Sly” l’inevitabile è rappresentato dall’Aids che colpisce Takashi. La protagonista Kiyose, ora sua amica, ne è stata l’amante, così come Hideo. Ora i tre sono buoni amici. Nell’attesa degli esiti dei loro test decidono di partire. Quindi partono per l’Egitto per fare quel viaggio sognato da tempo: vogliono passare intensamente il tempo che rimane a Takashi, facendo incetta di ricordi. Qui si profila la contrapposizione tra vita e morte, tra la malattia e la grandiosità dei monumenti funebri egizi.
L’autrice tratta quindi, in quello che è il suo ottavo libro, un altro tema a lei caro: l’amicizia. In questo viaggio tra ricordi e impressioni dettate da ciò che visitano, i tra protagonisti riscoprono le proprie affinità. Affascinati dai tramonti nel deserto e dalle piramidi, i tre si muovono alla ricerca di felicità, sentimenti e speranza.
Nonostante sia stato ispirato da un viaggio fatto dalla stessa Yoshimoto, il romanzo non è solo il racconto di un viaggio. Si tratti infatti del resoconto di un viaggio non solo fisico, ma anche di un viaggio interiore e nei ricordi, di una riscoperta di rapporti in un paese così lontano dal proprio e infine di una crescita interiore collettiva.
Yoshimoto intreccia nella storia anche le tematiche della solitudine e del mistero della morte che permane dai monumenti egizi, un mistero che rimane tale fino alla fine del romanzo.
“Sly” non ha infatti una vera conclusione. Come tipico della Yoshimoto anche la fine è lasciata – all’interpretazione del lettore. ll racconto finisce infatti con i protagonisti in volo di ritorno dopo una breve vacanza a Roma. Il viaggio non sarà servito per cambiare realmente le cose: date le condizioni di Takeshi -peggiorate nel frattempo- il ritorno si prospetta traumatico. Tuttavia non sarà stato inutile perché il viaggio pur disperato ha suscitato comunque una forte emozione, dettata dalla piccola gentilezza e dallo splendore delle azioni degli uomini che vive per sempre.
Se attentamente letta “Sly”, così come tutte le altre storie dell’autrice, è capace di far crescere anche il lettore o almeno contribuire a farlo riflettere sulla vita e sull’inevitabilità della morte.
Fonti: B. Yoshimoto “Sly” ed. Feltrinelli 1996.
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