Dopo l’addio a Chris Cornell, il 20 giugno a Las Vegas, ci lascia un altro protagonista degli anni ’90.
I Mobb Deep si dividono poichè Albert Johnson, conosciuto come Prodigy, ci saluta per sempre, così come faranno Nicki Minajll, Nas e Questlove dei Roots via instagram nei suoi confronti. Negli anni ’90 impazzava il grunge, ma se non avete mai ascoltato l’hardcore rap, beh, questo è il momento buono per farlo, per meglio ricordare chi non c’è più.
Albert Johnson nasce a Hempstead il 2 novembre del 1974, nel quartiere Long Island di New York, affetto da anemia falciforme. Frequentando la High School Art & Design incontra il suo futuro collega, Kejuan Muchita, meglio conosciuto con il nome di Havoc. Così i due mettono su un duo rap di nome Mobb Deep. Premesso: Prodigy era figlio d’arte, il nonno aveva suonato in una jazz band presso il Cotton Club di Harlem con Quincy Jones, mentre sia la madre che il padre cantavano nei Crystals, formazione che apriva i concerti di Diana Ross e delle Supreme. Quanto basta per dire che era abbastanza talentuoso e predestinato. Ritornando ai Mobb, il loro album di debutto Juvenile Hell non ottiene un buon successo. La svolta avviene due anni più tardi, nel 1995 quando i Mobb Deep pubblicano The Infamous, uno degli album più venduti nella storia di questo genere. Inoltre in quest’anno il rap non è mai stato così florido, grazie a Big L, Nas, Wu-Tang Clan e Mobb Deep. Ne citerei altri ma il limite di parole non me lo consente. L’album non parla d’altro se non di droga, proiettili e povertà, su dei beat minimali e campionamenti sporchi che lasciano molto spazio alle parole. Per intenderci ”Shook Ones Pt. II” e ”Survival Of The Fittest” sono i singoli estratti e lezioni per capire qual era l’underground e lo stile newyorkese.
Inoltre nell’album sono presenti come ospiti Reakwon, Big Noyd e l’amico Nas. Il duo parte alla grande e continua così fino al quarto album, Hell On Earth del 1996 e Murda Muzik del 1999. Fino a che non si arriva al dissing con Jay-Z, in particolare nel suo singolo Takeover. Ridicolizza Nas ed i Mobb Deep, soprattutto Prodigy e se te le canta Jay-Z, diciamo che non hai molte vie di scampo. Infatti la risposta del duo non si fa attendere ed è contenuta nell’album Infamy del 2001. Il cambio di stile verso una musica commerciale li distrugge e l’album fa fatica ad arrivare al disco d’oro, a differenza dell’album precedente che divenne disco di platino. E la crisi viene confermata anche nel 2004 con Americaz Nightmare. Anche se si può dire che questo lavoro era prematuro per il pubblico, poichè, riproposto nel 2006, riesce a vendere 2 milioni di copie. Scaricati da un’etichetta, ovvero dalla Jive Records, vengono assunti dalla G-Unit Records, fondata da 50 cent, dove riescono a pubblicare l’ultimo album Blood Money. Comunque sia, è palese che non sono più quelli dei primi.
In certi casi, ed è proprio uno di questi, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Infatti Prodigy, nell’ottobre 2006 viene arrestato per possesso illegale di arma da fuoco e per altri reati minori, viene condannato a 42 mesi di carcere. Per quanto riguarda questo frangente, Albert scriverà le sue prigioni in un libro My Infamous Life dove dirà:
”When I was writing this book, When I was locked up, Nas and myself we weren’t on good terms… If you read the book, you’ll see that I gave Nas crazy love… He’s like my mentor if you read the book.”
E poi più nulla fino al 2014 dove ritornano con l’album The Infamous Mobb Deep che vanta numerose collaborazioni come Snoop Dogg, Nas e Busta Rhymes per citarne alcuni. Sembra promettere un grande ritorno, tanto che poco più di una settimana fa partecipano al ”The Art of Rap Tour” tenutosi a Las Vegas, con Ice T, Ghostface Killah, Reakwon, Big Daddy Kane e KSR One. C’è una cosa curiosa in questo duo, soprattutto in Prodigy, ovvero la parola ”infamous” viene utilizzata spesso e non totalmente a caso. Come se già sapesse quello che potrebbe accadere. ”Infamous Life”, ”Infamous Mobb Deep”, ”The Infamous”, ”Infamy”, ma di ”infamous” c’era solo la malattia che lo ha portato via e che lo ha accompagnato fin dalla nascita. Infatti pochi giorni dopo l’esibizione, Albert Johnson si spegne per sempre il 20 giugno 2017 a causa di una crisi dovuta all’anemia falciforme, all’età di 42 anni. Così un altro pezzo degli anni ’90, un pezzo da 90, ci lascia ma non la sua musica che resterà con noi ”Forever”.
”Gettin’ closer to God in a tight situation”