Sembra un paradosso o al peggio uno scherzo, ma la città di Milano si conferma anche quest’anno al primo posto per il record di morti e incidenti in bici. Ebbene sì, il capoluogo lombardo registra questo triste primato che neanche la chiusura delle strade a giorni alterni e l’area C ha potuto diminuire.
I dati divulgati dalla Regione proprio in questi giorni sono duri da accettare. Si muore in tutta la Lombardia, circa 49 morti, sette alla settimana se si prova a fare due conti. E Milano, in particolar modo, svetta sulla classifica con i suoi 58 morti. Il rapporto stilato dall’assessorato regionale alla Sicurezza riferisce che, a Milano e provincia, oltre ai morti in bici sono stati registrati oltre 7 mila feriti, un numero che è in costante aumento purtroppo. La statistica permette anche di comprendere le ragioni, almeno su linee generali, del perché si muore in bicicletta. Innanzitutto, il maggior numero di incidenti avviene in città, ma il numero delle morti avviene per lo più sulle strade extraurbane dove i limiti di velocità spesso non vengono rispettati e dove pertanto regna l’alta velocità. Sempre secondo la statistica, si muore ad ogni età, ma le fasce più colpite sono ai due estremi: sotto i 14 anni e gli anziani che spesso cadono in seguito all’urto sbattendo la testa e riportando lesioni e ferite varie. Si muore soprattutto durante l’alta stagione quando il traffico si fa più intenso e si perde più facilmente la pazienza. I punti più a rischio sono, come sempre, gli incroci, le curve e lungo i rettilinei. La colpa non è soltanto dei ciclisti che spesso si mettono su strada senza le attrezzature adeguate, non soltanto il caschetto da protezione o il giubbetto di sicurezza, ma anche i seggiolini per bambini o le luci sulle ruote per camminare anche nelle ore dopo il tramonto. Spesso, la colpa è anche e soprattutto degli automobilisti e tra le cause degli incidenti vanno registrate una guida distratta e un andamento discordante.
Le morti più frequenti avvengono per l’alta velocità dei veicoli che si mettono su strada non rendendosi conto della presenza di veicoli più “deboli”. Spesso è il pedone ad essere considerato l’elemento più vulnerabile in strada, ma a bene vedere, il ciclista lo è forse ancor di più. Basta, infatti, trovarsi al famoso «angolo cieco» per essere urtati, o peggio, rischiare di essere schiacciati. E ancora, si registrano casi di incidenti apparentemente banali ma dalle conseguenze dolorose, come i ciclisti che vengono catapultati a terra per l’aprirsi improvviso della portiera di un auto, magari parcheggiata sul ciglio della strada. Certo, gli incidenti sono in aumento se i ciclisti viaggiano su strada e non sull’apposita pista ciclabile, se provano sorpassi azzardati o se tagliano la strada al semaforo alle macchine, magari già in fase di ripartenza.
Insomma, i casi sono davvero tanti e molteplici sono le cause degli incidenti e dei morti. Il dato preoccupante è che il numero è in costante aumento, ma la Regione Lombardia ha già promosso un bando di 3 milioni di euro per finanziare nuovi progetti di natura infrastrutturale, ma anche iniziative e interventi nelle scuole volti alla sensibilizzazione nei confronti degli utenti della strada.
Morire in strada è un rischio, ma un atteggiamento accorto può evitare innumerevoli incidenti e morti. Chi si mette alla guida, sia un ciclista o un automobilista, si ricordi sempre che un comportamento rispettoso del codice stradale protegge la vita.
FONTI: www.ilgiornale.it,