Nathaniel Hawthorne nasce nel 1804 in Massachusetts e muore a soli 60 anni nel Plymouth. La sua famiglia era una delle più antiche e influenti della colonia puritana, per questo motivo fu educato nelle scuole più prestigiose. La scrittura fin da subito fu la sua più grande passione giacché aveva già eccelso negli anni universitari. Dopo la pubblicazione della sua opera più famosa – “La lettera scarlatta” – poté dedicarsi completamente alla scrittura. Successivamente, fu nominato console a Liverpool, trascorse qualche anno in Italia e morì nel 1864 dopo essere stato colpito da una crisi psicosomatica.
“Frammenti dal diario di un uomo solitario” è una breve raccolta di racconti pubblicato nel 1837.
Il protagonista è Oberon – artista ormai deceduto il cui spirito e ingegno brillavano di luce propria. Il narratore, nonché migliore amico dello scrittore racconta, in poche pagine, le azioni straordinarie dell’uomo, i piccoli momenti di follia che riempirono sia la sua giovinezza sia gli ultimi istanti percorsi sulla Terra. L’ultimo desiderio di Oberon fu la richiesta all’amico di bruciare tutte le carte che avrebbe trovato sopra il suo scrittoio, perché “c’è qualcosa che possa indurre alla pubblicazione”, finendo con il dare in eredità il diario al suo caro compagno di avventure.
Il diario non fu bruciato e, per questo motivo, è possibile leggerne alcuni frammenti. Oberon era un uomo stravagante e solitario, la cui passione per la scrittura sovrastava ogni singolo momento, ogni singolo brandello del suo corpo oramai decadente.
“È stato senza dubbio la persona più originale che abbia mai conosciuto. Lo stile con cui scriveva era assolutamente affascinante”.
Il suo animo era pervaso da una certa tristezza che lo portava a escludersi dal mondo intero per trascorrere le sue giornate in un tranquillo isolamento. La terribile scoperta della malattia non portò Oberon a una maggiore angoscia, ma – a dispetto dell’aspettativa di tutti – diede all’uomo un certo sollievo. Da quel momento, cominciò a scrivere una serie di aspettative riguardo a ciò che gli restava della sua vita e altrettanti pensieri sul nuovo viaggio che stava per iniziare.
Era oramai troppo tardi per rimproverarsi di aver vissuto una vita priva di amore e felicità, una vita che sarebbe potuta essere migliore con un piccolo sforzo in più. Non poteva tornare indietro per trasformare e rivivere determinati momenti, non poteva premere alcun bottone che avesse questo potere. Il cinismo di Oberon finì per vendicarsi di lui. Si nota l’amarezza di non aver fatto nulla di importante, il rimpianto di non aver creato dei legami quando ancora poteva farlo, il dispiacere di non aver trovato l’anima gemella e di aver preferito la solitudine alla gioia di trascorrere una serata in compagnia dei più cari amici. L’unico che restava era il suo migliore amico, l’unico uomo che non lo aveva mai abbandonato e l’unico ad essere accanto nei momenti più difficili.
Dal diario si percepisce una certa amarezza e sgomento non per il genere umano, ma per Oberon stesso. Oberon si estraniò dall’intera società, non per misantropia, ma forse per la paura di non essere all’altezza del mondo stesso.
Oberon era il nome con cui Nathaniel Hawthorne, in gioventù, firmava le sue lettere destinate al suo migliore amico, per questo motivo “Frammenti dal diario di un uomo solitario” può essere considerato una raccolta di passi provenienti direttamente dal diario e dalle memorie di Hawthorne stesso.