Di solito capita che in qualche concerto qualcuno si faccia male. Tra mosh pit e poghi i lividi sono assicurati, ma fa parte del gioco, del divertimento e dell’emozione che ti trasmette un concerto. E quando finisce tutto, quando metti i piedi fuori dai tornelli per ritornare nel monotono mondo reale, la routine quotidiana riparte ed ognuno ritorna alla propria vita. Ed é proprio questa questa una delle funzioni di un concerto, riportare “in vita” le persone. Tranne il 22 maggio a Manchester, al termine del concerto della pop star statunitense Ariana Grande. Lì, fuori dalla Manchester Arena non c’era nemmeno Dio ad aspettare i migliaia di fans. Ma come tutti già sapete, c’era ben altro. Non c’é bisogno di ricordare quello che é successo quella sera. É assurdo che possano accadere cose del genere, ma questo mondo é malato e per quanto un fatto possa essere irreale, puó anche accadere. Come se fosse direttamente proporzionale. Ma ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, ed é quello che é successo il 4 giugno a Manchester, all’Old Trafford Cricket Ground. Uno show colossale di beneficenza voluto fortemente dalla stessa Ariana Grande dopo i tragici fatti del 22 maggio. Ovviamente uno show non pubblicizzato per mantenere alto il livello di sicurezza. Parola d’ordine: One Love Manchester. Durante l’esibizione si alternano artisti di livello mondiale. Primo fra tutti, ad aprire le danze, uno dei figli dei Mumford, Marcus Mumford. E cosí il potere terapeutico della musica si diffonde tra il pubblico e ricorda le vittime, che per questa occasione, su concessione dell’Onnipotente, erano presenti a questa grande festa. Subito dopo, sul palco subentrano i Take That, che successivamente accolgono uno dei loro ex membri, ovvero Robbie Williams. Un colpo di scena dietro l’altro. Dopo il videomessaggio degli U2, é presente anche Pharrell Williams, che, oltre a riprendere il brano “Get Lucky” degli amici Daft Punk, si esibisce con una sobrissima Miley Cyrus. Ed é un via vai di artisti. Dopo di loro anche Niall Horan degli One Direction, Ariana Grande acclamata a gran voce da tutti i partecipanti, Stevie Wonder anche lui presente con un video, i “quasi” Black Eyed Peas con l’assente Fergie e la non prevista Imogen Heap. Una festa senza fine. Anche David Beckham partecipa all’evento salutando e ringraziando tutte le persone presenti. A seguire Katy Perry e Justin Bieber che inneggiano all’amore reciproco ed a combattere l’odio e la paura. Tra i videomessaggi é presente pure quello di Paul McCartney che ringrazia Ariana e invita, come tutti gli altri, a combattere il terrore con l’amore. Ariana lascia il palco ricordando i 2 fratelli di Manchester con “Don’t look back in anger” e lo stesso faranno anche i Coldplay. E come per magia uno di quei due fratelli fa il suo ingresso in scena e ricordando i bei tempi, si mette in posa ed annuncia “Rock’n’roll star” con quella pronuncia inconfondibile. E la folla é tutta per Liam Gallagher, esattamente come vent’anni fa, fatta eccezione per l’assenza del fratello Noel. Non basta un messaggio di Liam che invita il fratello “ad uscire dal suo c**** di paese e salire su un c**** per venire a suonare”. La gente, soprattutto Manchester aveva bisogno di loro due, ma l’ostilità tra i due é palese e la presenza di uno solo basta e avanza. Non illudetevi, probabilmente nemmeno la morte rimetterà insieme gli Oasis. Lo spettacolo si chiude proprio con uno dei successi della band di Manchester, che insieme alla chitarra di Chris Martin ed alla voce di Liam si unisce al coro di tutti per ricordare gli scomparsi sulle note di “Live forever”.
Cosí Manchester, popolo di uomini forti, spirito hooligan, si rialza e sconfigge la paura e l’odio immotivato che l’ha colpita in quella terribile sera di maggio, attraverso la cosa piú bella e viva che possiedono, ovvero la musica. É lontano il tempo in cui prevarrà la pace e la musica, ma per un giorno, come in quel lontano 1969 nei pressi delle campagne di New York, tutto questo é stato possibile.
“Stand By Me Nobody knows the way it’s gonna be”