“Fedele al suo spirito”: queste sono le parole incise sulla tomba di Jim Morrison nel cimitero di Père-Lachiase, a Parigi, dove il cantate dei The Doors morì a soli 27 anni, consumato da eccessi di ogni tipo.
Nato l’8 dicembre del 1943, James Douglas Morrison cresce in una famiglia borghese che crede nell’ordine e nell’autorità e, più il padre ammiraglio cerca di educarlo severamente, più Jim si ribella, rifugiandosi negli scritti dei suoi idoli ispiratori: Rimbaud, i poeti maledetti, Kerouac e Nietzsche. Divora libri, poesie, assorbe tutto avidamente e lo rielabora scrivendo ininterrottamente sui suoi taccuini.
Coltissimo, in modo stupefacente per la sua giovane età, e dotato di un’intelligenza brillante, riesce facilmente ad essere ammesso alla prestigiosa UCLA di Los Angeles. Qui il suo destino cambia radicalmente: attorno a lui nascono, nell’estate del 1965, i The Doors.
Jim Morrison diventa la voce di uno dei gruppi rock più famosi della storia della musica, ma non è un cantante, la sua vocazione non è quella musicale. Jim è un sacerdote, un adepto di Dioniso che guida chi lo ascolta attraverso le porte della percezione, verso quell’infinito che l’uomo può cogliere solo durante la purificazione, quelle stesse porte di cui parla Aldous Huxley rievocando i versi di William Blake.
Inizialmente goffo, stonato ed impacciato, Jim subisce la sua definitiva metamorfosi quando il successo del singolo “Light my fire” lo travolge. Il poeta angelico, schivo e tenebroso si trasforma nel dionisiaco frontman dei The Doors. La sua voce dolce e calda è rotta dalle grida e dalle convulsioni che mima sul palco scenico, sul quale appare magnificamente bello, vestito di pelle nera, con uno sguardo malinconico e intenso, incorniciato da una cascata di capelli.
Coi tre album, The Doors (1967), Strange Days (1967), L.A. Woman (1971), il gruppo conquista la vetta delle classifiche mondiali e vende più di 50 milioni di dischi in tutto il mondo. Musicalmente la band propone un rock attraversato da influenze blues e dagli effetti psichedelici dati dalla conoscenza della musica indiana di Ravi Shankar. A livello ritmico è particolare l’assenza del basso, sostituito dalle tastiere di Ray Manzarek, mentre i virtuosismi melodici sono affidati alla chitarra solista di Robby Krieger, particolarmente abile negli assoli di chitarra classica spagnola.
La voce ed i testi di Jim Morrison hanno tuttavia reso questo gruppo una leggenda del rock, che il tempo non riesce a corrompere. Jim è stato un grande poeta americano, che ha trovato nella musica lo strumento per eternare i suoi versi, aprire le porte della percezione ed incontrare l’infinito.
Fonti:
Stephen Davis, Jim Morrison. Vita, morte, leggenda, Milano: Mondadori, 2006.
William Mandel, Jim Morrison, lo sciamano e il peyote, Milano: Kaos edizioni, 1990.
Manola Mineo, Jim Morrison. La vita, le canzoni, le poesie, Palermo: Antares editrice, 1997.
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