CHI HA VISTO DER FREIE WILLE?

Le sale cinematografiche italiane, negli ultimi anni, hanno abituato lo spettatore ad una maggioranza di film dal titolo altisonante, a grosse produzioni Hollywoodiane patinate, gonfiate da attori dal fisico scolpito, trasudanti sex appeal.

Sugli schermi si susseguono, ormai senza più poterne tenere il conto: sequel di prequel, storie dal gusto preconfezionato, tematiche già note, grigie. Proprio per questo motivo, a chi fin da ora sia già in uno stato di fremente attesa per il sesto capitolo di Pirates of the Caribbean, o stia controllando da tempo la data di uscita del prossimo film targato Marvel, consiglio la visione di Der freie wille.

Der freie wille – Il libero arbitrio – è un film tedesco datato 2006, ad opera del regista Matthias Glasner. Questa quasi sconosciuta pellicola, dalla temibile durata di 163 minuti, racconta la storia di Theo (Jurgen Vogel): dopo essere stato condannato a passare nove anni di detenzione in un ospedale psichiatrico per aver violentato tre donne, gli viene concessa la possibilità di reintegrarsi nella società e iniziare una nuova vita. Theo dovrà combattere costantemente contro i suoi istinti, e per farlo troverà rifugio nell’amore di Nettie (Sabine Timoteo), una bella ragazza imbruttita dalle difficoltà della vita, costantemente schiacciata dall’oppressiva presenza della figura paterna.

Der freie wille è, in sostanza, la storia di un uomo disperato e senza speranza, ma ancor di più è la storia della sua malata pulsione sessuale, che appare come un demone che non può essere contenuto. E’ sufficiente un cartellone pubblicitario, il sorriso di una cameriera, una bella donna che incrocia il suo cammino per fargli perdere il dominio di sé.

Quelli di Theo sono impulsi sia distruttivi, nei confronti di tutte le donne che rende sue vittime, sia autodistruttivi, in quanto lo privano completamente della possibilità di decidere: il libero arbitrio, appunto, tema introdotto già dal titolo del film. La chiave di lettura diventa così l’impossibilità di avere una vita propria; Theo lotta, ogni minuto della sua vita, per conservare quell’ultimo centimetro che lo rende ancora un essere umano padrone delle sue azioni.

Glasner affronta questa tematica con crudezza e serietà: da un lato, molte scene sono difficili da sostenere senza mai chiudere gli occhi o distogliere, almeno per un attimo, lo sguardo; dall’altro, il regista non cede mai ad una pericolosa mitizzazione del personaggio di Theo, che si trasforma, minuto dopo minuto, in un antieroe dai confini sfumati: lotta titanica e resa agli istinti sono tratti che si mescolano senza sosta nella psiche del protagonista.

Per concludere, Der freie wille è tutto ciò che molti film sfornati dalle cineprese Hollywoodiane non riescono ad essere: potenti ed emotivi, una visione che svuota lo spettatore per poi colpirlo come un pugno nello stomaco. Privo di attori dal nome rumoroso e con una sceneggiatura scarna (e in buone parti di film, del tutto assente), questa pellicola riesce, come poche altre, a riflettere e a far riflettere.



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