Nel X secolo, in pieno Medioevo, Erik il Rosso, eroe del popolo norreno – meglio noti come Vichinghi – la battezzò Groenlandia, che in lingua danese significa “Terra Verde”. Se la scelta del nome fu dovuta al paesaggio verdeggiante, o a una mera esigenza pubblicitaria per incoraggiare i coloni a trasferirvisi, è oggetto di dibattito. In ogni modo, climatologi e archeologi oggi concordano sul fatto che nel Medioevo il clima in Groenlandia era più mite, tanto da permettere la fioritura di numerose attività economiche, tra cui l’agricoltura.
La Groenlandia fu colonizzata dai Norreni in un periodo storico caratterizzato in tutto il mondo da un clima mediamente più caldo. Questo consentì ai loro di fondare colonie nell’Artico, normalmente inaccessibile e inospitale per le basse temperature e i ghiacci perenni. La colonia Groenlandese servì anche da punto di partenza per la spedizione che “scoprì” l’America, che i Norreni chiamarono “Vinland”, terra del vino.
Dopo tre secoli, però, le società costituitesi in Groenlandia scomparvero, e l’isola tornò ad essere disabitata. Ne parla ampiamente Jared Diamond, nel suo saggio Collasso. Il motivo fu un’improvvisa inversione di tendenza nel clima globale. Nel XIV secolo iniziò infatti la Piccola Era Glaciale, che durò fino al XIX, ed influenzò notevolmente la storia, l’economia e la società dell’Europa.
Con la sua posizione geografica a cavallo del Circolo Polare Artico, la Groenlandia è sempre stata particolarmente suscettibile alle oscillazioni climatiche. I climatologi hanno calcolato che dalla comparsa dell’uomo, di periodi più caldi e più freddi se ne sono succeduti circa 25. Nel periodo storico corrente il Pianeta si sta dirigendo verso condizioni climatiche mediamente più calde, accentuate però dal riscaldamento globale dovuto alle attività umane. Questo cambiamento porterà importanti novità in Groenlandia, ma non solo.
Come si racconta nell’articolo del New Yorkers, scritto da Elizabeth Kolbert e riproposto da Internazionale nel numero corrente, uno dei fenomeni che più preoccupano i climatologi è la formazione di flussi glaciali. Si tratta di punti in cui i ghiacciai scorrono verso valle velocemente, comportandosi come veri e propri fiumi. Il più grande di questi si chiama Negis (North-East Greenland Ice Streaming), scorre alla velocità di 10 centimetri al giorno e nel suo bacino vi è tanto ghiaccio, che se si sciogliesse interamente il livello dei mari salirebbe di un metro.
La Groenlandia è una nazione autonoma che fa parte del Regno di Danimarca. Lo scioglimento dei ghiacci sta gradualmente favorendo il fiorire di nuove attività, soprattutto nel settore primario, diminuendo così la sua dipendenza economica dalla Danimarca. Ad oggi i finanziamenti ricevuti da parte del governo centrale ammontano a un terzo del PIL dell’isola. La Groenlandia possiede porti che si affacciano su mari molto pescosi, ed enormi risorse minerarie, ancora parzialmente inaccessibili. Con la crescita economica sono fomentate anche le aspirazioni indipendentiste… Dal 2009 la Groenlandia ha conquistato ampia autonomia in ambito economico, restano di competenza danese la difesa e la politica estera.
È così che tutto il mondo guarda a questa remota isola ghiacciata. Lo scioglimento della sua calotta fa tremare tutti per le sue devastanti conseguenze. Dall’altro lato potrà sorgere un nuovo stato forte produttore di materie prime, al centro di nuove rotte commerciali tra l’Atlantico e il Pacifico, che si poterebbero aprire qualora si ritirassero i ghiacci dell’Artico.
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