Secondo uno studio pubblicato su Psychological Science Perspectives sembrerebbe che la tanto famigerata ricerca della felicità possa avere una doppia faccia: potrebbe farci sentire peggio di prima. La dottoressa June Gruber della Yale University spiega infatti che la fissazione dell’obiettivo di trovare la felicità può ritorcersi contro la persona. E, da questa lotta, si può uscire sconfitti e peggio di quando si era iniziata la ricerca.
Secondo lo studio, la ricerca della felicità non avrebbe nulla di sbagliato e le varie strategie, come essere grati o creare contesti e situazioni in grado di renderci felici, sono tutti ottimi strumenti. Ciò che invece può deviare sono le aspettative. La ricerca infatti, ha messo insieme due gruppi di persone: al primo era stato fatto leggere un articolo che esaltava il valore della felicità, al secondo invece un pezzo che non la menzionava affatto. Lo studio ha prodotto il seguente risultato: il primo gruppo era rimasto deluso perché non si sentiva più felice. L’aspettativa era stata disattesa e la sensazione seguente aveva creato una sensazione di fallimento. Un altro aspetto importante è che le persone che si ritengono felici in alcuni casi sottovalutano determinati rischi: chi ha troppa stima di se stesso a volte spenderà più di quanto guadagna, eccederà nella guida ecc… Un grado troppo alto di felicità può non essere sempre qualcosa di positivo.
Allora bisogna chiedersi: dov’è la felicità? Nei guru motivazionali? Nei corsi per ritrovarla? Dentro di noi? In un libro? O in un film? La dottoressa Gruber non ha dubbi: “La felicità consiste prima di ogni altra cosa nell’avere significative relazioni sociali”. Sembrerebbe infatti che concentrando le nostre energie con persone che ci fanno stare bene aumenti il nostro grado di benessere. Possiamo quindi per un attimo staccarci dall’ossessione di trovare la felicità e tentare di strappare un sorriso a qualcuno che ci circonda… e chissà se in quel sorriso troveremo anche la nostra.
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