“Circa 70mila tonnellate di rifiuti di Roma saranno convertiti quest’anno in energia elettrica che sarà impiegata in 170mila case. In Austria.”
L’esordio dell’AGI sulla questione rifiuti a Roma parla da sé. L’emergenza rifiuti nella Capitale è ormai diventata un ritornello, sia nei discorsi dei cittadini che vivono sempre più la discarica a cielo aperto, sia nelle discussioni della classe politica che non sa più dove metter le mani. A tal punto caotica la situazione che persino la Bbc vi ha dedicato un servizio, seguendo quel viaggio che tanto è stato elemento di sdegno tra gli italiani: viaggio al centro dell’Europa.
L’accordo siglato nel 2016, prevede infatti la partenza settimanale di tre treni (inizialmente ne era stato pattuito solo uno) da Roma con a bordo 700 tonnellate di spazzatura prodotta impilata in container a tenuta stagna. Con ogni tonnellata di rifiuti, partono dall’Ama anche 139,81 euro, per un totale di quasi 14 milioni di euro l’anno.
I treni superano le Alpi e arrivano all’impianto di termovalorizzazione della EVN di Zwentendorf, in Austria, a circa 60 chilometri da Vienna. L’impianto, costruito nel 2004, è solo uno dei numerosi inceneritori austriaci, principale metodo di smaltimento dei rifiuti ed importante fonte di energia elettrica per il paese.
Il soggiorno dei sacchetti di plastica in territorio austriaco dura infatti ben poco. Appena giunti nei pressi dell’inceneritore i rifiuti vengono bruciati e convertiti in gas che genera vapore, il quale viene trasferito in una vicina stazione per essere trasformato in energia elettrica… austriaca.
La termovalorizzazione, il processo di produzione di energia attraverso la combustione dei rifiuti, non si può dire abbia riscontrato lo stesso successo in Italia. Sono 44 gli inceneritori attivi sparsi sul nostro paese, con una densa presenza in Lombardia ed Emilia Romagna. Tuttavia questi, assieme al fuoco, alimentano anche molte lamentele.
Le principali critiche provengono dal fronte ambientale. Sebbene grazie agli sviluppati sistemi di controllo le emissioni di CO2 prodotte dalla termovalorizzazione siano in linea con gli standard ambientali dettati dall’EU Waste Incineration Directive (2000/76/EC), le polveri sottili derivanti dalla combustione dei rifiuti sono ancora difficili da controllare. Ceneri e polveri (circa il 30% del peso in entrata), tuttavia, vengono entrambe smaltite in discariche per rifiuti speciali, mentre i fumi caldi attraversano un sistema multi-stadio di filtraggio in cui vengono trattati prima di essere rilasciati in atmosfera. Tra i contro, Legambiente sostiene inoltre che tale pratica impedisca una gestione dei rifiuti virtuosa, rappresentata ad esempio dal riciclo dei rifiuti.
Sull’altro piatto della bilancia, c’è però il doppio peso delle discariche (cui fa capo nelle città italiane attualmente in media il 75% dei rifiuti) e dei metodi tradizionali di produzione dell’energia, che rendono, a parlare di costi opportunità, preferibile l’alternativa austriaca.
Da un mero punto di vista economico, invece, gli impianti di termovalorizzazione implicano alti costi fissi iniziali, che saranno compensati solo nel lungo periodo, essendo la quantità energetica ricavabile di molto inferiore al rendimento delle centrali elettriche tradizionali. Un investimento che l’Italia non ha mai fatto, e per il quale si trova adesso a pagare le conseguenze, in termini di costi di trasporto.
Se dunque generalmente la termovalorizzazione si dimostra conveniente, specialmente in quei paesi in cui la gestione rifiuti è critica e l’energia rinnovabile non è altamente sviluppata, il verdetto potrebbe cambiare qualora si considerasse l’esportazione di rifiuti. Entrano infatti ora in campo costi di trasporto che sono sia ambientali sia economici.
Eppure, data la misura del problema domestico (la città di Roma produce quotidianamente circa 5.000 tonnellate di rifiuti), il libero scambio della spazzatura potrebbe ancora una volta essere la politica preferibile.
Fonti:
- Ec.europa
- Agi
- Bbc
- Repubblica
- Roma Today
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