Tutti conosciamo Verlaine, per lo meno di nome. Spesso, anzi, sempre, viene accostato a Rimbaud, per via della loro storia d’amore rocambolesca (vicenda dalla quale è stato tratto pure un film, con Leonardo di Caprio per giunta). Tuttavia non lo si conosce così a fondo come si dovrebbe.
Egli è stato un poeta versatile ed ha attraversato diverse fasi, tutte molto diverse l’una dall’altra, ma legate da un amore incondizionato e imprescindibile per il verso. Inizia con Poèmes Saturniens, dove predominano tonalità di grigio, paesaggi tristi, scene raccapriccianti, ma vissute con mollezza, il tutto ornato da un utilizzo della parola sapiente e mai casuale. Leggerlo in francese lascia intuire una sonorità che purtroppo in italiano si perde, lasciando corrispondere un ossimoro forte tra quel di cui parla e il come ne parla. Potremmo chiamarla indifferenza, mollezza o impressionismo, ma rimane comunque uno dei più grandi esordi della poesia francese dell’ottocento.
Questo uso sapiente del linguaggio l’ha reso un poeta decadente, o meglio, il più grande poeta decadente francese. Peccato che lui non fosse di questa opinione: Verlaine mischiava aspramente vita e poesia, anzi, usava la poesia con finalità vitalistiche e per questo non amava rintracciarsi in generi poetici (tant’è che difficilmente si può dare una definizione ultima della poesia di Verlaine, se non all’interno della sua variabilità). Arriva a convertirsi al cattolicesimo, usando i suoi versi per esprimere la sua redenzione e per diffondere il cristianesimo e i suoi valori. È così che nasce la sua raccolta cattolica Sagesse. Interpreta a modo suo il cattolicesimo, come fece a modo suo tutto, nella vita: cercava di mischiare la tonalità sensuale, che gli era propria, ad un simbolismo spinto, quasi invadente. Scrive la raccolta dopo essere uscito dal carcere, dove aveva scontato una pena per aver sparato a Rimbaud, colpendolo di striscio, con l’aggravante per conclamata omosessualità. La pubblica a sue spese, ma non avrà praticamente alcun riscontro dai lettori: le copie ritorneranno tutte nei magazzini della casa editrice perché invendute.
Da qui passerà alti e bassi. Insegnerà in Inghilterra e in Francia, conoscerà un ragazzo, suo allievo, Lucien Lètinois, di cui si innamorerà follemente e a cui dedicherà varie poesie. È nel 1889 che nasce la raccolta Parallèlement, dove inaugura parallelamente, per l’appunto, alla poesia cattolica, una poesia assai spinta, in cui tratta esplicitamente di amore carnale. Da qui tutta una serie di raccolte vendute “sous manteaux”, ossia clandestinamente: raccolte quali Femmes e Hombres, che si caratterizza per un linguaggio molto spinto, ma comunque aderente all’estetica di un una forma forte, che esprimesse un’armonia estrema tra suono e carnalità, così da riuscire, nei versi di queste raccolte proibite, a far trasparire con forza raddoppiata la sensualità, sia nel significato, sia nel significante.
Tra queste poesie abbiamo scelto À celle que l’on dit froide (A colei che dicono sia frigida):
Non sei la più innamorata
tra quelle che hanno preso la mia carne;
non sei la più gustosa
tra le mie donne dell’inverno scorso.
Ma ti adoro lo stesso!
Del resto, il tuo corpo tenero e dolce,
nella sua calma suprema
è così grassamente femminile,
così voluttuoso senza storie,
dai piedi baciati lungamente
fino a quegli occhi chiari puri d’estasi,
ma come e quanto bene appagati!
dalle gambe e dalle cosce
giovinette sotto la giovane pelle,
attraverso il tuo odore di formaggio
e di gamberi freschi, bello.
piccolino discreto, dolce Cosino
ombrato appena da una parvenza d’oro,
che t’apri in un’apoteosi
alla mia rauca e muta voglia,
fino ai capezzoli belli di bambina,
di miss appena in pubertà,
fino al seno trionfante
nella sua gracile venustà,
e a quelle spalle lucenti,
fino alla bocca, fino alla fronte
ingenue dall’aspetto innocente
che tuttavia i fatti smentiranno,
fino ai capelli corti riccioluti
come i capelli di un bel giovinetto,
ma la cui onda c’incanta, insomma,
nella loro naturalezza ricercata,
passando sulla schiena lenta
gustosamente carnosa, fino al
culo sontuoso, divino candore,
rotondità degna del tuo scalpello,
languido Canova! fino alle cosce
che ancora è doveroso salutare,
fino ai polpacci, solide delizie,
fino ai talloni di rosa e d’oro! –
Furono incoercibili i nostri nodi?
No, ebbero tuttavia un loro fascino.
Furono terribili i nostri fuochi?
No, eppure dettero il loro calore.
Venendo al punto – frigida, o meglio fresca!
io dico che la nostra “cosa seria”
fu soprattutto, e me ne lecco i baffi,
un’eccellente masturbazione,
benché tutte quelle premure
ti sapessero preparare senza più –
come tu dici – inconvenienti,
o collegiale che mi piacesti,
e ti conservo tra le donne
del rimpianto, non senza qualche speranza,
se forse un giorno ci amammo,
di poterci possedere ancora.
Settembre 1889.
(P. Verlaine, Poesie, trad. di Lanfranco Binni, Garzanti 1993)
Se avete avuto la pazienza di leggere avrete notato come una poesia con un inizio estremamente licenzioso e sensuale, che pare narrare un incontro sessuale fatto e finito, risulta essere invece la descrizione di una masturbazione: il pensiero si rarefà a tal punto che non si riescono a distinguere realtà e finzione. Qui abbiamo un insieme di impressionismo pronunciato (in francese si notano molte più corrispondenze di suoni: la rima ben calcolata, le parole ben calibrate) e di forte innovazione, perché parlare di masturbazione in poesia suona dissacrante a molti tra noi, figuriamoci allora.
L’ultima parte dell’opera di Verlaine è fortemente incentrata sulla tematica erotica, come se avesse voluto fare un passo avanti in modo deciso, il passo di chi intravede come la poesia non sia un genere chiuso e aristocratico: la poesia deve uscire fuori, farsi carne, impressione, deve eccitare il lettore, deve parlare con forza anche agli istinti dell’uomo, e di qui elevarlo. Non a caso la musicalità di questi versi difficilmente si accosta alla tematica trattata, almeno, agli occhi di chi non vede nella poesia l’umanità che gli è propria. Infatti Verlaine ha compreso come la Poesia, dopo essere stata attraversata da molte tendenze, dal simbolismo all’impressionismo, fino all’estetismo, debba essere in definitiva ecumenica. Quindi è necessario che si parli anche di sessualità, in maniera sempre più esplicita, come in questi versi:
Da Morale in breve
Una testa bionda e di grazia svenevole,
sotto un collo che freme di belle tette dritte,
e il bruno medaglione del capezzolo in fiamme (…)
(Ibid.)
Verlaine è stato per certi versi un grandissimo poeta erotico, perché non si è limitato ad una poesia sacra, ma ha saputo riconoscere nella carnalità l’importanza che gli è dovuta, e l’ha elevata al monte Elicona senza pagare alcuno scotto, perché anche questa è grande poesia. Persino quando tratta di masturbazione. A cura di Victor Attilio Campagna credits