Il teatro Geox di Padova è stata la decima tappa del tour di Cristiano de André, che ha deciso di portare nelle maggiori piazze d’Italia i successi del padre Fabrizio. I brani eseguiti sono tratti da De André canta De André – Vol. 1 (2009) e De André canta De André – Vol. 2 (2010). Il tour sta riscuotendo un notevole successo, con svariate date sold out: anche a Padova, il 12 maggio, il Geox vede numerose persone di tutte le età presenti.
Cristiano De André non si limita a eseguire i pezzi di Fabrizio, ma dà loro una nuova veste, con arrangiamenti molto particolari. La scenografia contribuisce a creare un’atmosfera di compartecipazione: sullo sfondo, moltissime braccia che si tengono strette, i cui contorni si tingono di colori caldi. Un abbraccio intorno al mondo, sembrerebbero significare. Inoltre, Cristiano dà prova di essere un ottimo musicista, passando nel corso del concerto dalla chitarra, al violino, al pianoforte.
Lo spettacolo inizia puntuale con uno spezzone di Canzone del maggio. Si susseguono poi tre canzoni in dialetto ligure, che creano un’atmosfera intima e accogliente, con colori caldi e suoni avvolgenti. Dopodiché, Cristiano espone il progetto e sostiene che suo padre è stato uno dei grandi poeti del Novecento, eppure questo nel mondo non si sa. Il suo obiettivo, dice, è di portare Fabrizio in Europa e anche oltreoceano, per far conoscere a tutti il suo punto di vista. Con Don Raffaé il pubblico inizia a scaldarsi. La natura decide di contribuire alla potenza evocativa di Dolcenera¸ uno dei pezzi più concitati ed emozionanti di De André, dando inizio a un acquazzone, il cui suono sembra quasi un effetto ricercato. Infatti, la canzone parla proprio di un’alluvione, quella che ha devastato Genova nel 1972.
Cristiano introduce Una storia sbagliata, brano scritto per Pasolini e pubblicato nel 1980. Egli riporta un aneddoto risalente ai suoi anni del liceo. Il suo professore, assegnato alla classe un tema su Pasolini, dopo averlo debitamente denigrato, diede al giovane Cristiano una grave insufficienza poiché egli elogiò Pasolini. Tornato a casa, fece leggere il tema a Fabrizio, che “s’incazzò” per la poca oggettività del professore e gli scrisse una lettera, in cui gli esponeva la sua visione su Pasolini. Il voto venne cambiato da 3 a 10. Il senso dell’aneddoto è di far capire quanto Fabrizio fosse legato a Pasolini, nonché alla politica e alla storia. In numerose occasioni Cristiano ripete quanto anche per lui sia importante l’impegno civile, sociale, politico, rivolgendosi soprattutto ai giovani presenti nel teatro.
Con Hotel Supramonte, la canzone che Fabrizio scrisse pensando al suo rapimento in Sardegna nel 1979, si giunge a uno dei momenti più toccanti della serata. Cristiano si sposta al pianoforte ed è accompagnato solamente da un violino. Quasi irriconoscibile dall’esordio la canzone successiva, ossia Il testamento di Tito: in questa versione si alternano ritmi lenti e veloci, dando una coloritura più variegata al penultimo pezzo dell’album La buona novella, datato 1970.
Nell’introdurre Canzone per l’estate, scritta da Fabrizio con Francesco De Gregori, Cristiano testimonia l’importanza di Francesco nella vita e nell’espressione artistica del padre. Come a ricordare l’estate citata nel brano, le luci tingono il palco di azzurro e di giallo. Il concerto prosegue tra grandi successi e canzoni meno note, ma comunque importanti nel percorso di Fabrizio. Tra i brani realizzati, anche La guerra di Pietro, in una versione molto rallentata, a sottolineare la drammaticità del testo e della guerra. Dopo Fiume Sand Creek, Cristiano e i suoi musicisti abbandonano il palco, ma il pubblico inizia a battere i piedi sul pavimento fino a farlo tremare.
Dopo pochi minuti, iniziano i quattro encore che concluderanno il concerto. Su Il pescatore, si assiste a un momento di grande concitazione. Gran parte del pubblico si alza in piedi e accorre ai piedi del palco, battendo le mani e ballando. Anche le persone rimaste sedute si muovono sulla sedia e cantano a ritmo. Il concerto si chiude con La canzone dell’amore perduto, eseguita da De André al pianoforte. Un applauso entusiastico accompagna l’inchino finale di Cristiano e dei suoi musicisti.
Si può senza dubbio parlare di un grande successo e di un bellissimo spettacolo di musica e parole, ma soprattutto di pensieri. Un passaggio da una generazione all’altra del lavoro di un artista eterno e sempre apprezzato. Il contributo di Cristiano negli arrangiamenti si sente ed è una prova di grande competenza musicale, poiché non è semplice realizzare dei brani tanto importanti in modo nuovo e comunque significativo. Si può affermare che Cristiano è riuscito appieno in questo, proponendo uno spettacolo di alto livello e capace di suscitare emozioni forti.
Fonti: Ticketone, Cristiano De André.
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