Nel mese di dicembre del 2017 potremmo assistere al primo trapianto di testa operato su esseri umani.
Il progetto prende il nome di HEAVEN/AHBR ed è guidato dal neurochirurgo italiano Sergio Canavero.
Lo scienziato si è proposto di accettare una sfida ampiamente vagheggiata nei romanzi di fantascienza e tuttora soggetta a rimostranze e scetticismi da parte di molti esponenti scientifici; tale sfida consiste nell’asportare la testa di un uomo e innestarla su un altro corpo umano previamente decapitato.
Esperimenti di trapianto erano già stati effettuati nel corso del 900, anche se mai su esseri umani.
Nel 1908 l’americano Charles Claude Guthrie operò un trapianto su cani, operazione che gli valse la candidatura al Premio Nobel per la medicina.
Guthrie innestò una testa canina sulla parte inferiore del collo di un altro cane, collegando i vasi sanguigni di entrambe le creature al medesimo cuore.
Non si trattava di un tentativo di connessione neuronale, per cui, una volta decapitata, la testa poteva esser definita cerebralmente morta; si verificarono tuttavia dopo l’innesto alcuni segni vitali quali movimento di lingua e leggero dinamismo delle pupille.
Seguendo le orme del collega americano, nel 1950 lo scienziato russo Vladimir Demikhov riuscì a perfezionare l’operazione grazie all’impiego di macchinari in grado di rendere il processo di ricucitura dei vasi sanguigni più veloce. Demikhov innestò la testa di un cucciolo di cane sul collo di un pastore tedesco adulto. Questo fu solo il primo di una lunga serie di tentativi: la vita delle creature si prolungava in un lasso di tempo che andava dai 6 ai 29 giorni.
Negli anni ’70, Robert J. White si cimentò nel medesimo intervento, ma operò su scimmie; l’esito fu sorprendente: a intervento ultimato, l’animale era in pieno possesso dei propri sensi, restava tuttavia paralizzato a causa della recisione dei nervi spinali.
Recentemente, una ricerca tedesca sulla paraplegia ha messo in luce l’utilità di sostanze sintetiche, come il glicole polietilenico, e organiche per la ricostruzione dei nervi spinali: Canavero si avvarrà di questo studio per evitare che il suo paziente resti paralizzato.
Il volontario che si presterà al trapianto di testa è il 31enne russo Valery Spiridonov.
Il giovane è un ingegnere informatico ed è affetto da atrofia muscolare spinale di tipo I, nota anche come malattia di Werdnig-Hoffmann: bloccato dal morbo su una sedia a rotelle, Spiridonov si è spontaneamente offerto alla scienza nella speranza che l’operazione possa donargli una nuova vita – o meglio un nuovo corpo – e restituirgli la possibilità di camminare.
La durata prevista per l’intervento è di circa 36 ore e l’equipe medica di aggirerà attorno ai 150 medici specialisti. Il luogo in cui sarà svolto il trapianto è tuttora dibattuto: le due ipotesi più accreditate sono Stati Uniti e Cina; si stima che il costo complessivo sia circa di 10 milioni di dollari.
Per quanto concerne l’esperimento vero e proprio, la testa di Spiridonov verrà trapiantata sul corpo di un donatore cerebralmente morto e precedentemente selezionato in base al profilo immunologico e alle caratteristiche fisiche, quali altezza e corporatura.
I pazienti verranno entrambi sottoposti ad un raffreddamento così da poter garantire l’integrità dei tessuti e tutelare il più possibile il mantenimento delle cellule.
Si procederà quindi alla recisione dei legamenti e dei vasi sanguigni, per ultimo del midollo spinale: in queste condizioni, la testa si troverà in uno stato di “blocco vitale” nell’attesa di esser ricongiunta al nuovo corpo.
Secondo Canavero, se l’esperimento riuscisse, questo delicato passaggio diverrebbe fondamentale per affermare che, quando il cervello è clinicamente morto, la coscienza sopravvive.
I medici procederanno a ricucire i vasi sanguigni il più in fretta possibile.
A innesto compiuto, il “nuovo Spiridonov” verserà in uno stato comatoso che si protrarrà per circa un mese, il tempo richiesto affinché le ferite cicatrizzino con sicurezza; ad esso farà seguito un lungo percorso di riabilitazione.
Le preoccupazioni circa il post-operatorio sono numerose e non si limitano solo allo stato fisico del paziente: vi potrebbero essere infatti anche gravi implicazioni di carattere psicologico.
Per questo motivo Canavero ha previsto la possibilità di ricorrere preventivamente a mezzi virtuali per rendere Spiridonov avvezzo all’idea di possedere un corpo nuovo: sedute di realtà simulata lo potrebbero aiutare a prendere coscienza della nuova vita a cui andrà incontro.
Un appello per finanziare economicamente il progetto è stato lanciato dal neurochirurgo al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg e ai “miliardari russi”, nel tentativo di far leva sulla curiosità e attirare l’attenzione verso le sconvolgenti conseguenze a cui un esito positivo dell’operazione potrebbe portare.
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