La Reggia di Caserta è spesso paragonata alla più famosa Reggia di Versailles. Anche se costruita ben cento anni dopo il castello francese, con questo ha in comune numerosi dettagli. Entrambe condividono il maestoso progetto di una villa reale con molte stanze private e di rappresentanza e una grandissima profusione di ori; nonché i meravigliosi giardini con fontane e statue che completano il prospetto delle ville.
In realtà un chiaro punto di riferimento per il palazzo è L’Escorial, simbolo ancora in pieno Settecento del potere dinastico spagnolo, mentre i giardini s’ispirano a quelli della Granja di San Ildefonso, sito reale molto amato dai sovrani spagnoli, Filippo V e Elisabetta Farnese, e dallo stesso Carlo.
Fu infatti Carlo III di Borbone a dare inizio al progetto del Palazzo Reale nel 1751 affidando l’incarico a Luigi Vanvitelli. L’abile architetto riesce a creare un’opera straordinaria in cui si combinano con grande intelligenza funzionale e superbo equilibrio estetico il recupero del classicismo e delle espressioni barocche con una struttura architettonica che anticipa il neoclassicismo. La prima pietra fu posata il 20 gennaio 1752 alla presenza del sovrano e della corte, l’evento è ricordato in un grande affresco di Gennaro Maldarelli posto al centro della volta nella Sala del Trono.
Nel 1759 Carlo, chiamato al trono di Spagna, lasciò Napoli e fu suo figlio Ferdinando IV a continuare l’opera. Vanvitelli non riuscì a vedere terminato il suo capolavoro, morto nel 1773 lasciò la guida dei lavori al figlio e nel 1780 la famiglia reale occupò il palazzo mentre si finivano le opere murarie e le decorazioni.
I dati della costruzione sono da record: 41 metri di altezza, 253 di lunghezza nella facciata principale e opposta e 202 in quelle minori, 6 piani più uno interrato, 34 scale, 1200 stanze illuminate e ben 1790 finestre!
La pianta rettangolare si articola in quattro cortili interni, al centro un imponente portico detto “cannocchiale ottico” divide il palazzo in due ali e si ricollega prospetticamente al parco e alla cascata. Al progetto originale mancano le torri angolari e la cupola centrale che doveva sorgere all’incrocio dei cortili, accorgimenti che l’avrebbero fatta assomigliare ancor di più a L’Escorial.
Da non perdere gli appartamenti reali con l’interessante Sala di Alessandro, la dorata Sala del Trono, le coloratissime anticamere dette Sale delle Stagioni, il Gabinetto degli specchi e degli stucchi, la grande Biblioteca, la Pinacoteca e la particolare Sala del Presepe; ma soprattutto la bellissima Cappella Palatina ad aula unica costruita con marmi pregiati, l’unico elemento che realmente si rapporta a Versailles. Meraviglioso anche il Teatro Reale, unico elemento iniziato e concluso da Luigi Vanvitelli, abbellito da decorazioni con Apollo, le Muse, i Quattro Elementi e le statue di Orfeo, della personificazione del canto e di Anfione.
All’esterno il parco di 120 ettari comprende un teatro all’aperto, il Giardino Inglese con laghetti artificiale e quattro serre. L’area centrale è occupata da una grande vasca e sei fontane – tra queste particolare attenzione merita quella detta di Eolo, di forma semicircolare e in marmo di Carrara – e si conclude con la cascata di Diana e Atteone da cui parte la via d’acqua che percorre tutto il parco.
Un grandioso cantiere che celebra la potenza e la cultura raffinata della famiglia reale, un gioiello ricco di arte, che sbalordisce per la sua ricchezza e per la bellissima natura che lo circonda.
Credits:
fonti: studio da parte dell’autrice
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