The Good Place: niente è come sembra

Intrecciando magistralmente ironia e riflessioni etico-moraleggianti, Mike Schur ha presentato una comedy originale incentrata sulla figura della “brava persona”: The Good Place.

Ad un primo approccio la serie appare come la tipica commedia dallo sfondo stravagante e dai buffi personaggi ma, col passare delle puntate, emergerà una trama ricca di scene inaspettate. In linea con le alte aspettative, Kristen Bell (Veronica Mars) interpreta perfettamente il percorso di Eleonor che, da ragazza cinica ed egoista, si trasformerà in una persona migliore.

La NBC reinterpreta l’idea comune di Paradiso presentando un luogo dove solo le migliori persone sono destinate a trascorrere l’eternità in compagnia di persone altruiste, amorevoli e frozen yogurt. Ogni azione sulla terra ha permesso di accumulare o perdere punti così da determinare la destinazione di queste “anime”. Il perfetto algoritmo sul quale è basata questa classifica pare non sia così perfetto poiché la nostra Eleonor, destinata al Posto Cattivo, viene mandata nel Posto Buono dove fin da subito è evidente la sua estraneità.

A supporto del percorso interiore di Eleonor si presenta Chidi (William Jackson Harper), giovane filosofo intenzionato ad aiutare la sua presunta “anima gemella”; Tahani (Jameela Jamil), bellissima e ricca organizzatrice di eventi benefici; Jianyu (Manny Jacinto) e Janet (D’Arcy Carden), robot dalle sembianze umane pronta a soddisfare ogni desiderio degli ospiti. Architetto ed ideatore del Posto Bello è Michael (Ted Danson) che si presenta, all’inizio, come un insicuro ma perfetto “supervisore del quartiere”.

La trama si sviluppa imprevedibilmente portandoci spesso a riflettere su noi stessi, sui nostri errori e su come rimediare a questi. Grazie a The Good Place capiamo che la perfezione è solo apparente, non si può essere perfetti senza sconfinare nella monotonia e nell’accidia. Imparare dai propri sbagli permette ad Eleonor di migliorarsi giorno dopo giorno fino a comprendere che il suo obiettivo non deve essere l’impeccabilità, ma rimediare alle azioni del suo passato, tutt’altro che “buono”.

The Good Place ha convinto il pubblico in sole 13 puntate pur presentandosi, almeno inizialmente, come una banale comedy statunitense. Alla trama avvincente vi è il supporto di numerosi cliffhanger – espediente narrativo che prevede una brusca interruzione durante un colpo di scena – che spingono lo spettatore a fremere per vedere l’episodio successivo.

Inevitabile, quindi, la conferma della NBC del rinnovo per una seconda stagione.


FONTI

NBC


CREDITS

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