I social invadono la nostra vita, in ogni ambito, anche in quello sessuale. Ed è proprio grazie ad essi che si sta diffondendo un pratica odiosa e viscida. Si tratta dello stealthing. Già attestato qualche anno fa, sta iniziando ad espandersi. La pratica è prettamente maschile e prevede che, durante un rapporto sessuale protetto, in cui il partner ha dato il consenso proprio perché tale, l’uomo si sfili il preservativo senza che la donna (perché ciò avviene per lo più in coppie etero) se ne accorga.
Questa realtà è stata portata alla luce e denunciata da Alexandra Brodsky, studentessa di legge dell’università di Yale, in Connecticut, che ha pubblicato un saggio a riguardo sul Columbia Journal of Gender and Law. È partita ad una testimonianza diretta, di una ragazza che, con un nome fittizio per proteggere la sua privacy, viene chiamata Rebecca. Si tratta di una dottoranda che lavora in un call center di supporto psicologico per vittime di violenze e stupri e da qualche tempo ha notato un aumento delle chiamate da parte di ragazze che non sanno come definire ciò che è accaduto loro.
Sfilarsi il preservativo senza il consenso del partner è stupro? Questo è il nodo della questione. Per una corte di giustizia svizzera sì: infatti un uomo è stato condannato perché, secondo i giudici, un tale comportamento è assimilabile alla violenza sessuale. Molte vittime dello stealthing, però, non riescono a capire se si tratta di una vera e propria violenza o semplicemente faticano ad associare la parola “stupro” al proprio contesto, dato che il rapporto è nato in maniera consenziente.
Oltre all’esposizione a malattie sessualmente trasmissibili e al rischio di gravidanza, questa pratica provoca ripercussioni psicologiche pari a quelle di una vera e propria violenza sessuale. Le vittime si sentono spesso violate, tradite ed esposte, con la propria dignità di donna a pezzi. Perché lo stealthing è degradante e va oltre all’ambito sessuale e, sebbene talvolta praticato anche in ambiente omosessuale, può rientrare a pieno titolo nella violenza di genere. Infatti, esistono online forum e gruppi in cui viene spiegato come praticarlo al meglio, ma soprattutto in cui viene difeso come diritto dell’uomo di “diffondere il suo seme”. Si tratta quindi di un modo di esercitare una pretesa supremazia maschile e molti, per non perdere quel minimo di virilità che pensano di conservare, sono “costretti” ad atti del genere, perché non trovano altro modo di imporsi. Oltre ad un pensiero nettamente retrogrado e nonostante la gravità della pratica, pare buffo e patetico che questi uomini, tanto orgogliosi del proprio cromosoma Y, trovino nello stealthing, una pratica che avviene di nascosto e può essere pericolosa dal punto di vista medico, l’unico modo per farsi valere. Non c’è dubbio che si tratti di una violenza sessuale punibile penalmente, ma è una delle più meschine, tanto più che varie donne sono vittime di fidanzati e compagni, di un rapporto che quindi ritenevano basato su dei sentimenti, sulla fiducia e sul rispetto reciproco.
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Fonti: Il Messaggero – RTS