Considerato come uno dei massimi esponenti dell’impressionismo, Edgar Degas si è sempre riconosciuto più come un realista all’interno del “gruppo di artisti impressionisti”. Rivendicava per sé e per le sue opere infatti una certa autonomia e soprattutto una certa originalità rispetto ai propri colleghi, verso i quali nutriva comunque una grande stima. Pur avendo partecipato a molte mostre impressioniste e pur condividendo l’ideale di una società autonoma di artisti, numerose sono le differenze che corrono tra Degas e gli impressionisti propriamente detti quali Renoir o Monet: prima tra tutte è sicuramente il rifiuto della pittura en plein air e quindi della rappresentazione della realtà nella sua immediatezza; Degas infatti si opponeva alla frenesia della pittura, prediligendo una più attenta meditazione e un lungo studio sulla futura opera attraverso numerosi disegni preparatori.
Nelle opere di Degas si rintraccia una particolare attenzione alla vita sociale parigina, attentamente analizzata nel rapporto tra la borghesia e il teatro; uno dei soggetti più cari al pittore francese erano le ballerine, con una particolare attenzione alle fisionomie aggiunte dalle giovani danzatrici durante il movimento del corpo. Non sempre però queste ballerine sono raffigurate in pose delicate ed eleganti, nella ricerca scientifica e reale di Degas infatti le fanciulle vengono colte anche in momenti di pausa, dove si lasciano andare a gesti disarmonici e non sempre raffinati, secondo una precisa volontà di non idealizzare la figura femminile ma anzi coglierla nella sua totalità e realtà.
Sicuramente tra le opere che celebrano la grazia femminile troviamo L’étoile (1878); Degas coglie il movimento di questa ballerina dall’alto del palco scenico, permettendoci di godere al massimo del passo che la fanciulla sta eseguendo. Tutta la scena è giocata sulla dinamicità, esaltata attraverso espedienti di grande interesse: la ballerina poggia su una sola gamba, le braccia sono aperte e sembrano ali fluttuanti nell’aria, potrebbe alzarsi in volo da un momento all’altro. La fanciulla però non è sola sulla scena, infatti intravediamo altre figure di ballerine dietro le quinte e una figura maschile, molto probabilmente il maestro di danza; queste figure però non irrompono fastidiosamente nella scena, anzi il nostro occhio viene catturato all’istante dalla figura leggiadra della protagonista, il cui tulle bianco si apre come un fiore ai nostri occhi.
Una delle prime opere che Degas dedica alle sue danzatrici è La lezione di ballo (1873), dove osserva “attraverso un buco della serratura” i comportamenti e gli atteggiamenti delle giovani ragazze colte in un momento di breve pausa. Notiamo qui l’interesse di Degas di cogliere i movimenti più naturali, disinvolti e meno aggraziati delle ballerine, particolarmente evidente in quella di spalle che si gratta la schiena con una certa goffaggine. Di particolare interesse in questo famosissimo quadro è il taglio fotografico adottato per rappresentare la scena ma soprattutto l’utilizzo di colori puri che illuminano la scena di luce propria.
Qualche anno più tardi Degas abbandonerà il colore bianco candido del tulle delle ballerine, prediligendo adesso un verde intenso e brillante; è questo il caso di due opere di grande importanza, Ballerina verde e Ballerine alla sbarra.
Nella prima il movimento stesso della danza è messo in risalto dall’abito, che sembra quasi un fiore appena sbocciato; nel secondo quadro invece notiamo un’evoluzione dello stile del pittore, che inizia ad attuare una semplificazione delle forme e dei toni cromatici, dove il colore della pelle arriva a fondersi con quello del grazioso abito.
FONTI
Appunti dell’autrice
I luoghi dell’arte Vol. I