Ormai viviamo sui social network e siamo più o meno coscienti delle loro potenzialità e dei loro rischi. C’è chi teme per i propri dati sensibili, chi è vittima del cyber-bullismo e chi vieta ai figli di aprire un account temendo che possano cadere nelle mani di pedofili e truffatori. In tutti questi casi si parla di vittime, di persone incappate in malintenzionati di vario genere, da chi “ruba” le foto a chi insulta gratuitamente. Ma c’è chi diventa vittima dei social per propria scelta? Sì.
È il caso di numerosi adolescenti che incappano in Balena Blu. Si tratta di un gioco apparentemente nato in Russia nel 2013 sul social network Vkontatke, una sorta di Facebook russo, che ha portato alla morte decine di ragazzi e ragazze, per lo più minorenni. L’allarme è stato però sollevato lo scorso anno dal giornale Novaya Gazeta, che ha svolto un’indagine secondo cui tra il novembre 2015 e l’aprile 2016 si sarebbero suicidati in Russia 130 adolescenti legati al gioco. Il fenomeno ha quindi avuto il tempo di perfezionarsi, di radicarsi e poi di diffondersi, uscendo dai confini russi. Recentemente, infatti, è stato segnalato un caso a Barcellona, ma l’allarme è già partito in Sud America da tempo.
Balena Blu, Ballena Azul, Blue Whale, Balena Albastră, Baleia Azul. Ovunque si vada la sostanza non cambia. Chi vi vuole aderire usa hashtag particolari sui social per contattare gli amministratori di questi gruppi, per lo più privati, ed entrare nel gioco. Si tratta di 50 prove, somministrate giornalmente da una persona la cui identità resta sconosciuta, ma che per il giocatore diventa una sorta di mentore. La maggior parte delle sfide deve essere testimoniata tramite foto, che permettono di proseguire il percorso. 50 prove per 50 giorni, tra cui incidersi figure o parole particolari sulle braccia, svegliarsi alle 4.20 del mattino per vedere video o ascoltare file audio mandati dal mentore, sedersi sul bordo di un ponte, non parlare con nessuno per tutto il giorno, accettare il giorno della propria morte ed infine gettarsi dall’edificio più alto della zona.
Un’escalation di follia che continua a provocare vittime. Non solo tra adolescenti con problemi di vario tipo, in famiglia o a scuola, quindi già stressati e depressi, ma anche chi magari inizia solo per curiosità, non credendo che dopo 50 giorni si possa arrivare a tanto. Ma dalla Balena Blu non si può uscire, tanto che i mentori minacciano addirittura di morte la famiglia del giocatore se si mostra titubante. Inoltre, il condizionamento psicologico durante quel lasso di tempo, sopratutto tramite video e audio, è talmente alto che alcuni sopravvissuti hanno affermato di non sapere cosa stavano facendo né perché.
Il fenomeno è nato sui social e proprio qui si stanno moltiplicando i gruppi contro Balena Blu, di sostegno agli adolescenti che cadono nella rete della morte. Ovviamente non è possibile per social network delle dimensioni di Facebook controllare qualsiasi cosa venga postata o qualsiasi gruppo venga creato. Oltre alla diffusione online della notizia e alla sua circolazione in vari telegiornali, sopratutto sudamericani, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica alla denuncia di comportamenti sospetti, Instagram ha provato a dare il suo contributo con messaggi di allerta e offerte di sostegno psicologico. Le autorità russe hanno arrestato nel novembre 2016 uno dei creatori del gioco, accusato di aver istigato al suicidio vari minorenni, ma la sua “missione” viene portata avanti da numerosi mentori anonimi in tutto il mondo. Alcuni stati della Federazione Russa stanno cercando di arginare il fenomeno con misure restrittive, che d’altro canto, però, potrebbero avere proprio l’effetto opposto, spingendo più adolescenti verso il gioco, attorniato dall’aurea del proibito.
Credits: Pixabay (1) (2) – Instagram
Fonti: Verne – El Mundo – Osservatorio Balcani e Caucaso