È il 480 a.C.: l’indipendenza delle città-stato greche è di nuovo minacciata dai persiani e l’esercito greco decide di fermare il nemico al passo delle Termopili. Il re di Sparta, Leonida, è posto a capo delle truppe, ma si presenta con al seguito solo trecento uomini, scelti appositamente perché già padri. Perché questa decisione? Che Leonida avesse già in mente come sarebbe finita? Sembra di no. In quel momento a Sparta si stavano infatti festeggiando le Carnèe, una festa dorica in cui i giovani non sposati giocavano un ruolo fondamentale: i famosi trecento spartani, avrebbero quindi dovuto essere solo un’avanguardia, che sarebbe stata raggiunta successivamente dal grosso dell’esercito. Ma in cosa consisteva questa festa?
L’atmosfera delle Carnèe è data soprattutto dalle danze di ragazzi e ragazze. Alcuni giovani vengono scelti come Karneâtai: essi si pongono al servizio della festa e devono sostenerne i costi, in particolare di sacrifici e cori. Alcuni di questi Karneâtai intraprendono una singolare gara di corsa, in cui essi inseguono un uomo, partito prima di loro, il quale non corre nudo, com’era consuetudine degli atleti greci, ma avvolto in bende di lana che lo svantaggiano nella corsa. Tale svantaggio è voluto: se egli infatti è raggiunto dai Karneâtai, ciò è considerato di buon auspicio per la città. Questa corsa ricorda insieme una caccia e un sacrificio: il corridore inseguito sarebbe una vittima consenziente, e le bende farebbero parte del corredo sacrificale.
L’idea centrale della festa è una partenza verso la conquista, e alcune leggende la collegherebbero alla città di Troia: quando i Greci tagliarono sul monte Ida presso Troia gli alberi per costruire il cavallo di legno, lo fecero in un boschetto sacro ad Apollo; per questo il dio si infuriò e i greci lo placarono con sacrifici che chiamarono Kárneios, e da qui il nome della festa: le Carnèe. Secondo un’altra tradizione invece, Carno era un indovino incontrato per caso dagli Eraclidi durante l’invasione del Peloponneso: egli fu ucciso per errore e per espiare il delitto (che aveva portato peste e malanni) furono istituite le Carnèe. La festa sarebbe quindi legata in generale ad un’antica colpa, la quale viene espiata durante il rituale: dopo di esso, i guerrieri sono liberi di avviarsi verso nuove conquiste. Per questo durante le Carnèe non era permesso andare in guerra: la festa poneva le premesse a una campagna bellica sicura.
Le Carnée avevano dato problemi agli spartani anche in occasioni precedenti alle Termopili: ad esempio dieci anni prima, a causa dei festeggiamenti gli spartani arrivarono in ritardo per la battaglia di Maratona. Detto ciò, la festa dedicata ad Apollo era davvero l’unica motivazione per questi ritardi e impedimenti? Difficile dirlo, specialmente quando entrano in gioco motivazioni politiche. Dopotutto, la religione risulta un’ottima scappatoia quando non ci si può permettere un netto rifiuto…
Fonti:
-Burket, La Religione Greca
-Marcello Lupi, Sparta and the Persian Wars, 499-478
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