Primo maggio, festa del lavoro, sempre più spesso disattesa. Non soltanto da chi non può fare a meno di lavorare su turni, ma anche dai molti che non sentono più l’importanza di un giorno dedicato alle rivendicazioni dei lavoratori, in un momento storico nel quale quello legato all’impiego è un problema sempre più pressante.
Alcune aziende celebrano però con convinzione questa giornata, rivendicando le proprie serrande abbassate come un atto di memoria e di impegno. É il caso, per esempio, dei supermercati Coop, che dichiarano, il primo maggio, “chiusura per scelta”. Tra chi è stato a casa, un buon numero è sceso in piazza a manifestare per i diritti dei lavoratori. I rappresentanti dei maggiori sindacati, CIGL, CISL e UIL, lo hanno fatto in un luogo fortemente significativo per la storia di questa giornata, a Portella della Ginestra, nel palermitano.
In questo piccolo centro contadino siciliano, il primo maggio del 1947, erano in molti a celebrare la giornata dei lavoratori: una tradizione che in quelle terre risale ai tempi dei Fasci Siciliani dell’inizio del secolo, poi interrotta nel Ventennio fascista.
Erano presenti intere famiglie, venute anche dai paesi vicini, in un momento nel quale, con la fine della guerra, le lotte per i diritti dei lavoratori prendevano nuovo vigore. Si stava tenendo il comizio del locale segretario della Camera del Lavoro quando, intorno alle 10, dalle alture circostanti esplodono raffiche di mitra che durarono 10 minuti. A terra rimasero 11 morti e 37 feriti secondo le fonti ufficiali – ma altri ne riportano 90 – di cui tre morirono i giorni seguenti. Fu poi accertato che a sparare fu la banda di Salvatore Giuliano, criminale e contrabbandiere, che pare volesse uccidere il segretario PCI, Li Causi, mai arrivato a Portella.
Rimangono però molte ombre su questa triste pagina di storia. Le fonti mediche infatti attestano che molti feriti furono colpiti non dai mitra, ma da schegge di granata. Queste particolari armi erano allora in uso alla X Flottiglia Mas di Iunio Valerio Borghese, che alcuni testimoni dichiarano aver visto fare un sopralluogo insieme a Giuliano. Si tratta di un reparto della Marina, il cui comandante fu poi presidente del futuro MSI, che alcuni anni dopo tenterà un colpo di Stato. Questo coinvolgimento ha fatto ritenere ad alcuni che quella di Portella della Ginestra possa essere considerata come la prima delle Stragi di Stato, per infliggere un duro colpo alle rivendicazioni dei lavoratori.
É il segretario CGIL Susanna Camusso a ricordare il terribile eccidio durante le celebrazioni del 70 esimo anniversario:
“altrimenti sono costretti a fare le valigie“, ha ricordato. “Portella della Ginestra fu una strage contro il movimento contadino, e fu la reazione di un blocco sociale che non voleva la distribuzione delle terre e la riforma agraria. Quindi non solo un tema di schieramenti politici, ma un grande tema economico di quale era la prospettiva dello sviluppo della Sicilia e delle sue possibilità.”
Una pagina da non dimenticare e un percorso che chiede, 70 anni dopo, di essere proseguito: lo sintetizza ancora Camusso nel suo discorso, parlando di “Mafia, latifondisti e pezzi dello Stato che insabbiarono una verità ancor oggi senza giustizia“.
Fonti: Portella della Ginestra, Camusso, Coop