Il 5 maggio 2017 alle ore 18:00 si è tenuto un convegno dal titolo alquanto esplicativo: Europeismo e populismo: la Francia di fronte alla sfida finale. Il luogo che ha promosso e permesso l’incontro si trova in Via Nazionale n.66 presso l’Associazione per Roma. I saluti introduttivi sono stati fatti da Marco Ravagnoli, Presidente del posto ospitante. In un discorso breve, ma puntuale, ha posto l’attenzione sull’interesse che Roma dovrebbe, anzi deve, rivolgere alla Francia, gemellata con Parigi dal 1957.
Ha passato così la parola al moderatore Francesco Rotunno, vicepresidente di Futura Ancislink, l’associazione che ha permesso l’incontro insieme a Politeia. Sono stati così presentati i due relatori: Nicola Genga, autore del libro Il Front National da Jean Marie a Marine Le Pen, e Riccardo Perissich, scrittore e membro del comitato En Marche. Il moderatore ha lasciato poi la parola a Genga, il cui discorso si è indirizzato sulla storia dell’ascesa di Marine Le Pen e sul programma da lei presentato. L’intervento prende le mosse da una frase di Macron che la definisce “erede del padre”. Quanto c’è di vero in questa affermazione? Si parla in sostanza di parricidio, ma questo annullamento della figura paterna può definirsi completo? Sì se si guarda al concreto: Jean è stato espulso dal Front National. Si può dire allo stesso modo che ci sia una vera cesura con il passato anche per quanto riguarda gli ideali? Per cercare di capire questo è necessario, secondo Genga, fare un passo indietro e ripercorrere le tappe più importanti del cursus onorum di Marine Le Pen. Avvocato di professione, nel 1998 entra in politica: viene messa a capo dell’ufficio del Front National. Gli anni successivi segnano la sua ascesa che culmina nel 2003 con la nomina di vicepresidente da parte del padre; nel 2004 viene eletta nel Parlamento Europeo e nel 2011 messa a capo del partito durante il Concilio di Tours. Genga incalza ancora con la domanda già prima fatta: “si può dunque parlare di parricidio?” la risposta è no perché ci sono diverse varianti: l’opposizione al cosmopolitismo, l’idea di Stato forte, il ripristino della pena di morte. Resta ancora una domanda: come è arrivata Marine Le Pen a tale successo? Due i motivi principali: c’è, in questo caso, maggiore rappresentabilità rispetto al passato ed è una donna, componente da non sottovalutare. Si presenta, a suo dire, come un’outsider, un candidato del popolo. Taglia con il passato, quello che l’ha fatta arriva al potere, rimuovendo anche il vecchio simbolo e sostituendolo con una rosa blu. Ecco l’analisi oggettiva e dettagliata proposta da Genga.
La parola è poi passata a Perissich che ha invece presentato l’altro candidato, Macron, giovane uomo di 39 anni di origini borghesi modeste. Quest’ultimo, a suo dire, è il caso tipico della meritocrazia francese, un giovane volenteroso che con le sue forze è riuscito a raggiungere livelli altissimi. È stato segretario della commissione di Sarkozy, ha lavorato successivamente in banca. Hollande, dopo essere stato eletto, lo chiama all’Eliseo; lo nomina consigliere, poi sottosegretario generale e successivamente anche ministro dell’economia. Come definire Macron in ambito politico? Due termini consoni sono: Liberal Democratico e Liberal Socialista. Il suo programma è liberale progressista, in un Paese dove emerge l’anticapitalismo. Non vede una scelta valida tra destra e sinistra, sostiene la necessità di optare per una terza, innovativa e funzionale possibilità. Perrich, prendendo in esame il fatto che ci sia una grande possibilità che vinca, conclude sottolineando che la “la grande voglia di destra” della Francia potrebbe riservare un colpo di scena.
È giusto guardare oltre, osservare ciò che accade fuori dal nostro Paese, perché oltre a essere all’interno di una Nazione, siamo anche all’interno di un Mondo; le decisioni di ogni singola pedina possono completamente stravolgere la partita.