Il premier britannico Theresa May ha annunciato l’installazione di una statua raffigurante la suffragetta Millicent Fawcett all’interno di Parliament Square. Sarà la prima donna ad essere raffigurata tra i grandi del mondo.
Parliament Square, situata davanti al palazzo di Westminster, è una sorta di mausoleo a cielo aperto dei personaggi che hanno svolto ruoli significativi nella storia del Regno Unito e del mondo. Si tratta di figure nazionali del calibro di Winston Churchill e Benjamin Disraeli e di uomini come Abraham Lincoln, Mahatma Gandhi e Nelson Mandela, cui viene riconosciuto il peso avuto nel corso della storia onorandone la memoria nella piazza antistante il più antico parlamento dell’era moderna.
Nel 2018 finalmente si aggiungerà loro la statua di una donna, Millicent Fawcett, leader del movimento femminista inglese precursore delle Suffragette. Nel Regno Unito il pensiero femminista si manifestò già durante gli ultimi anni del ‘700. Di grande rilievo fu il ruolo svolto dalla scrittrice Mary Wollstonecraft che nel 1792 pubblicò A Vindication of the Right of Women al cui interno si rivendicava la necessarietá dell’educazione femminile e il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dalle donne all’interno della società. Fu però grazie all’attività di Millicent Fawcett che il movimento femminista prese forma confluendo nel National Union of Women’s Suffrage Society.
Nata nel 1847, Fawcett si interessò ben presto alla causa femminista, giungendo nel 1897 a divenire leader del National Union of Women’s Suffrage Society – NUWSS, un movimento pacifico che agiva allo scopo di estendere il diritto di voto alle donne. Attraverso la conoscenza delle dinamiche amministrative e un buon uso del pensiero razionale, Fawcett puntò a migliorare la condizione femminile e a dare loro la possibilità di accedere all’università. L’impronta pacifica del NUWSS portò ad una rottura all’interno del movimento, dal quale fuoriuscì nel 1903 quella parte più militante e radicale che, guidata da Emmeline Pankhurst, diede origine al Women’s Social and Political Union. Attraverso azioni dimostrative di forte impatto proseguirono la rivendicazione per la parità tra i due sessi, facendo parlare di sé attraverso figure come le sorelle Pankhurst, Emily Davison, morta durante una manifestazione di protesta, o Marion Dunlop, la prima suffragetta ad operare lo sciopero della fame.
Ad ogni modo, il suffragio femminile venne ottenuto nel Regno Unito solo nel 1928 (in Italia alle donne fu impedito votare fino al 1946), un anno prima della morte di Millicent Fawcett.
A distanza di quasi un secolo, si è finalmente giunti ad un riconoscimento per il lavoro svolto da tali donne. Il progetto per la costruzione di una statua commemorativa è stato avviato a seguito della petizione promossa dall’attivista Caroline Criado-Perez che ha raccolto più di 74.000 firme oltre ad una lettera aperta al sindaco di londra Sadiq Khan e l’adesione di numerose donne di fama, come JK Rowling ed Emma Watson. Caroline Criado-Perez definisce questo un “momento storico” per il Regno Unito e per il movimento femminista.
“Women make up more than half the population – but from looking at our public spaces, you would never know that. Just 2.7% of British statues are of named women, and even these are mostly royals.”
Ad eseguire la statua sarà l’artista concettuale Gillian Wearing, vincitrice del Turner Prize e autrice della controversa opera A real Birmingham family.
Certo fa riflettere che l’idea di rendere omaggio ad una figura di tale rilievo per la storia del movimento femminista e del pensiero sociale in generale non sia partita da un rappresentante delle istituzioni pubbliche; così come fa altrettanto riflettere il fatto che ancora oggi non fosse mai stata considerata la possibilità di annoverare una donna all’interno della cerchia dei “grandi”. Questo purtroppo lascia ben intendere come per la mentalità comune, anche per la più progressista, il ruolo ricoperto dalle donne sia sempre e comunque un ruolo marginale, mai davvero significativo. Il fatto che alle donne fosse proibito l’accesso all’istruzione, al mondo scientifico e culturale, a ricoprire ruoli di rilevanza politica o sociale, a uscire dalle mura domestiche, e che nonostante ciò alcune di loro siano riuscite a lasciare un segno nella storia, dovrebbe aprire gli occhi sulle forza che tali individui hanno dimostrato e sulla perdita per l’umanità causata dall’aver impedito a molte altre di poter fare lo stesso.
Come scrisse Virginia Woolf
“For most of history, Anonymous was a woman“
Chissà che tra le migliaia di donne costrette all’anonimato non potesse nascondersi una figura ancora più grande.
Fonti: www.nytimes.com; telegraph.co.uk; www.theguardian.com
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