L’Italia, si sa, è un paese particolarmente geloso delle sue tradizioni e dei suoi costumi e garantisce la conservazione di un’enorme quantità di caratteri tipici in ogni suo territorio entro i confini statali. Nelle scuole e nelle università, le lezioni di letteratura si basano su quei pochi noti della nostra storia letteraria; chi di noi del resto non ha vissuto la frustrazione di imparare a memoria date e nomi tra i banchi del liceo prima e tra quelli delle facoltà dopo? Questo amore spassionato per i propri “grandi” porta però spesso ad oscurare angoli della letteratura in realtà fondamentali; nella storia della letteratura italiana, troviamo invero movimenti di tutto rispetto che spesso vengono ricordati troppo poco, e tra questi è presente la Scapigliatura. Tra i fondamenti sviluppatisi in Francia e ripresi dagli scapigliati, compare il concetto di bohème: questa parola designava un gruppo di uomini, per lo più giovani artisti, dalla filosofia di vita completamente sregolata e lontana dall’etichetta sociale borghese (ciò che oggi, fallendo miseramente, tutti tentano di fare cercando di essere dei “rebel”).
Da metà dell’Ottocento, i caratteri del primo movimento francese decadente e bohémien presero piede in particolare con la Scapigliatura nelle zone di Milano, Torino, in minor concentrazione a Napoli (non ve lo aspettavate vero?). Il nome del movimento proviene dall’opera di Cletto Arrighi, La scapigliatura e il 6 febbraio (1862), scritto che racconta di giovani polemici che decidono volontariamente di vivere una vita di stenti per protesta nei confronti delle nuove politiche disumane dello Stato italiano riguardo la speculazione edilizia in città, l’urbanizzazione incontrollata e lo spargimento di sangue a causa del brigantaggio nel Sud, problemi che andavano a braccetto con l’insoddisfazione causata dall’incompleta Unità d’Italia.A guardar bene, stiamo descrivendo tematiche nel nostro Stato attualmente ben presenti. Gli scapigliati dunque reagirono a queste grandi problematiche italiane con una scrittura nuova e moderna, la quale portava in seno anche opere e culture estere, prevalentemente francesi, ma anche temi gotici di origine tedesca ed anglosassone. La caratteristica delle opere di questi artisti fu il tema della malattia, del fantastico o dell’oscuro, ma soprattutto del dualismo, ossia la sofferenza per una contraddizione interna che porta da un lato ad inorridire per la modernità e a rifugiarsi nella bellezza dell’arte antica, dall’altro ad immergersi nella bruta realtà, nel “vero” terribile che il progresso senza freni porta con sé. In sostanza, il movimento scapigliato portò grandi rinnovamenti in Italia per quanto riguarda i temi della modernità. In effetti, figure importanti della letteratura italiana di fine Ottocento e che si posero in relazione con le scuole e gruppi esteri, frequentarono gli ambienti milanesi del nuovo movimento nato all’insegna del maledettismo, come ad esempio Giovanni Verga, il quale iniziò la sua carriera di scrittore di successo con romanzi fortemente influenzati dai temi scapigliati, come ad esempio le opere Eva (1873), Eros (1875) e La tigre reale (1875), prima di aderire definitivamente al verismo. Ancora, possiamo ricordare Luigi Capuana, che visse a Milano – dove scrisse il primo romanzo verista Giacinta (1869) – a contatto con i temi scapigliati, anche se ormai la maggior parte degli esponenti del movimento erano scomparsi.
Potremmo riflettere su come il “vero” del Verismo sia stato in qualche modo influenzato dal “vero” degli Scapigliati, seppur con delle differenze; probabilmente quasi la totalità dei professori negherebbe con tutto il suo intelletto questo genere di accostamento che “non gli appartiene certamente”. Nei fatti, la Scapigliatura è considerata come un capitolo minore della letteratura, se non produttrice di opere di dubbio gusto per quanto riguarda soprattutto la poesia; pare quasi che il Verismo, tanto amato dai libri di letteratura e dai docenti, sia nato dal nulla, come se l’esperienza milanese non avesse in nessun modo aiutato la nascita di una delle correnti letterarie più importanti della letteratura nostrana. C’è in effetti una tendenza a dimenticare l’influenza che ha avuto questo movimento sugli scrittori di fine secolo e ad innalzare a geni innati i grandi nomi della letteratura italiana. Questo comportamento si riflette nei programmi ministeriali reali che, per quanto promettano di offrire cose nuove su carta, si concentrano sempre sui soliti noti nei fatti e sul torturare gli studenti con programmi faticosamente gestibili, anche a livello d’interesse. E allora siamo sicuri che con questo conservatorismo, l’Italia dal punto di vista culturale continuerà ad avere il primato in un mondo in cui ormai ogni settimana compaiono novità editoriali sicuramente valide ma dimenticate nel sottobosco dell’underground oggi, e nel minore ieri?
Fonti:
Il senso e le forme; volume 4 – Roberto Antonelli, Maria Serena Sapegno
https://it.wikipedia.org/wiki/Scapigliatura
https://it.wikipedia.org/wiki/Boh%C3%A8me_(movimento_artistico)
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Verga
https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Capuana
Aggiungo nelle fonti appunti trascritti a seguito di alcune lezioni universitarie, che renderò disponibili sotto esplicita richiesta
Immagini:
http://www.storiadimilano.it/Arte/scapigliatura.htm
http://www.artesuarte.it/articolo.php?id=210
http://www.treccani.it/scuola/lezioni/lingua_e_letteratura/baudelaire_scapigliatura.html