Quello a cui si è assistito negli ultimi giorni in Siria sembra essere l’inizio di una vera e propria guerra mondiale. La risposta degli USA al bombardamento chimico lanciato nella provincia di Idlib lo scorso martedì 5 Aprile ha spaccato il panorama internazionale e ha fatto discutere tutto il mondo.
Diverse organizzazioni internazionali e alcuni Stati europei hanno accusato il governo di Assad di essere il responsabile dell’attacco chimico che ha ucciso oltre 74 persone, molte delle quali bambini. Anche l’ONU si è mobilitata, ma il veto della Russia, alleata di Assad, impedisce all’organizzazione internazionale di poter agire.
Sulla ricostruzione della vicenda la Russia si è mostrata poco convincente, avanzando ipotesi che non combaciano con la realtà dei fatti. Non sarebbe la prima volta che la Russia tenta di difendere le proprie prerogative anche difronte a ricostruzioni che non si reggono in piedi.
Infatti, secondo le notizie rilasciate dal governo di Putin, l’attacco chimico sarebbe stato lanciato via terra dai ribelli e, di fronte alla notizia accertata che l’aviazione siriana aveva colpito la città di Khan Sheikhoun, il portavoce russo ha fatto sapere che l’attacco era diretto contro un deposito di sostanze chimiche e non contro la popolazione civile che è rimasta ferita in seguito alla dispersione di queste sostanze nell’aria. Ma naturalmente le dichiarazioni rilasciate dalle persone coinvolte e le ricostruzioni fatte dalle varie organizzazioni occidentali sembrano tutte mettere sotto accusa il regime di Assad.
Oltretutto, vanno fatte due considerazioni fondamentali: la prima riguarda l’aria colpita dal bombardamento chimico che coincide difatti a una delle province sotto il controllo dei ribelli che, pertanto, non avrebbero avuto nessun motivo per attaccare il territorio; la seconda considerazione riguarda il fatto che l’attacco è avvenuto per mezzo di aerei militari che i ribelli non possiedono contrariamente al governo di Assad.
L’intervento di Trump in Siria, dunque, sembra essere stato necessario; eppure molti giornali hanno sollevato la questione accusando il Presidente americano di essere intervenuto senza consultare le Nazioni Unite.
Ma facciamo un passo indietro e più precisamente nel 2013, quando il governo americano guidato dall’allora Presidente Barack Obama aveva minacciato la Siria e il governo di Assad di un intervento militare, in seguito al superamento della cosiddetta “linea rossa” relativamente all’uso delle armi chimiche. Lo stesso Barack Obama aveva rilasciato in un’intervista che non avrebbe tollerato l’uso di armi chimiche contro il popolo siriano e aveva annunciato che l’America sarebbe intervenuta in caso contrario. Nel 2013 il regime impiegò del gas sarin per bombardare alcuni quartieri di Damasco, ma in quella occasione, sulla spinta anche del monito alla pace lanciato dal Papa, l’America non aveva dato seguito alle minacce.
Ma questa volta le cose sono andate diversamente e anche se, rispetto a Obama, Trump si è mostrato sin dal suo insediamento alla Casa Bianca più accomodante nei confronti di Assad e della Russia, di fronte all’attacco chimico che ha portato alla morte moltissimi bambini e ha ferito il popolo siriano non è rimasto a guardare.
La risposta dell’America è arrivata subito. Ad essere colpiti sarebbero stati esclusivamente obiettivi militari, in particolare la base da cui sarebbe partito il presunto attacco chimico che ha causato quasi un centinaio di vittime.
Immediata è stata la reazione del governo russo: l’azione di Trump è stata subito definita come un’aggressione e una violazione alla sovranità del paese.
Nel frattempo, già poche ore dall’attacco statunitense in Siria, la Russia attacca l’America accusandola di usare il bombardamento chimico di Idlib come pretesto per un attacco alla Siria.
Ma non è finita qui.
La Russia ha fatto appello all’Unione Interparlamentare, all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, all’Assemblea Parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per chiedere la condanna unanime degli USA, accusati di aver violato il diritto internazionale.
Insomma, Russia e USA sembrano essere arrivati ai ferri corti e questa situazione non fa altro che mettere in crisi la cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo.
Intanto, dal fronte americano, gli USA condannano apertamente Assad chiedendo che venga processato come un criminale di guerra per aver messo a repentaglio più volte il proprio paese e per essere il responsabile di crimini di guerra contro il suo stesso popolo.
Gli stati si dividono attorno alle due grandi potenze: da un lato gli Stati Uniti che hanno ricevuto l’appoggio aperto della Lettonia e della Giordania e perfino della stessa Hilary Clinton che dichiara che avrebbe fatto lo stesso; dall’altro lato la Russia e l’Iran che appoggiano il governo di Assad in Siria.
L’inizio di una terza guerra mondiale è vicino?