Che le temperature si sono generalmente alzate lo sappiamo tutti. Che il clima sta cambiando anche. “Non ci sono più le mezze stagioni!”. Eh sì, il riscaldamento globale e i mutamenti climatici hanno gravi conseguenze. E non sul nostro guardaroba, da cui non sappiamo più cosa scegliere, ma su chi ogni giorno deve guardare il cielo per capire se l’annata sarà buona. Gli agricoltori soffrono in prima persona gli effetti di tali cambiamenti, che si sommano anche ad alcune novità portate dalla globalizzazione e dalla rapida circolazione delle merci.
Mutamenti climatici e scambi commerciali globali danno un risultato catastrofico. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito, sopratutto nel Nord Italia, alla diffusione di specie di insetti straniere, che hanno trovato un habitat adatto alle loro esigenze proprio a causa dell’aumento delle temperature. Tra di esse, quella più evidente è la cimice asiatica, originaria di Cina, Giappone e Taiwan e scientificamente nota come Halyomorpha halys, che è apparsa per la prima volta nel 2012 a Modena. Come mai da un anno all’altro le cimici si sono diffuse in modo così massiccio? La risposta è semplice. Se prima era solo la cimice verde, quella nostrana, ad aggrapparsi alle tende del salotto, ora c’è anche quella asiatica, che ha trovato un fertilissimo terreno di prolificazione. Come distinguerle? La prima è verde, anche se di inverno diventa più scura, mentre la seconda presenta vari colori sul dorso, dal grigio, al marrone, al bianco, al violaceo, che si combinano in piccoli motivi geometrici.
Il problema principale è che la cimice asiatica è un infestante, che danneggia seriamente numerose colture. Secondo i dati del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, infatti, durante il 2016 il comparto ortofrutticolo ha avuto perdite superiori al 40%. Qui, però, non esistono altre specie che siano loro predatori naturali e queste quindi possono proliferare indisturbate, anche perché l’uso di antiparassitari chimici non ha avuto affetti risolutivi.
Ma una speranza forse ancora c’è. I ricercatori del centro Crea Difesa e Nutrizione hanno cercato in natura quali siano le specie antagoniste della cimice verde e tra esse ne hanno selezionata una. Si tratta dell’Ooencyrtus telenomicida, un insettino più piccolo di un millimetro, che va a parassitare le uova delle cimici, anche e sopratutto di quelle asiatiche. Attualmente il lavoro di ricerca si è limitato al laboratorio e a prove di campo, ma già l’anno prossimo verranno effettuati i primi test estensivi in alcune aziende agricole per valutare meglio l’efficacia del trattamento e poterlo perfezionale. Se tutto va bene, nel 2018 gli agricoltori potranno sfruttare l’Ooencyrtus telenomicida e salvare le loro coltivazioni da quella che alcuni giornalisti hanno definito l’invasione biblica delle cimici.