Māhū, Fakaleiti, Fa’afafine… in tutte le lingue della Polinesia esiste una parola per indicare un uomo con un corpo femminile, o una donna con un corpo maschile, ed è consueto che sia così. Il capo-villaggio polinesiano Ahu-toru, allo sbarco a Tahiti nel 1768 delle navi la Boudeuse e Étoile – sotto il comando dell’Ammiraglio de Bougainville – aveva ammonito Monsieur Commerçon di non cercare di negare la verità, e non insistere nel rivolgersi al proprio servitore utilizzando il maschile. Le parole di Ahu-toru acuirono ancor di più i sospetti che già si erano diffusi tra i membri della spedizione circa il servitore personale di Philibert Commerçon, il botanico di bordo, con gran soddisfazione del maligno chirurgo Vivés, che non aspettava altro per poter gridare allo scandalo e scagliarsi contro l’odiato naturalista.
Attorno al servitore di Commerçon erano sorte malevole dicerie, non soltanto per via della noia tipica dei lunghi viaggi in mare, ma anche per invidia verso le eccezionali qualità che costui aveva saputo dimostrare. Il suo contributo nelle ricerche botaniche era infatti di grande importanza, sopportava la fatica delle lunghe e difficili spedizioni nell’entroterra a caccia di piante, si occupava di tenere in ordine le carte e i campioni raccolti, conosceva la materia e sempre manteneva un comportamento irreprensibile.
In seguito alle rivelazioni di Ahu-toru, però, Commerçon non poté più esimersi dal rendere conto all’ammiraglio de Bougainville di come stavano veramente le cose. Confessò di aver consapevolmente infranto le leggi del regno, pregandolo però di comprendere le ragioni umane che lo avevano portato a commettere tale grave crimine. Aveva infatti imbarcato come suo personale servitore Mademoiselle Jeanne Baret in abiti maschili, nonostante fosse proibita la presenza di donne sulle navi mercantili francesi. Il motivo non era tanto la sua cagionevole salute, che richiedeva cure continue, quanto il fatto che ne fosse innamorato, e mai avrebbe potuto separarsene per tutti gli anni che sarebbe durato quel grande viaggio attorno al mondo.
A Jeanne, che non solo aveva conquistato – anche se illegittimamente – il cuore del più famoso botanico francese del suo tempo, ma anche il rispetto dello stimato Ammiraglio il cui nome fu poi dato ad un noto rampicante, la Bougainvillea, venne concesso di rimanere a bordo, sotto la protezione di Commerçon.
Giunti sull’Isola di Mauritius, però, la salute del botanico crollò, portandolo rapidamente alla morte. Jeanne Baret, rimasta sola, al ripartire della spedizione fu lasciata sull’isola. Trovò lavoro in una locanda di Port Louis, sposò un ufficiale dell’esercito, e ottenne il permesso di fare ritorno in Francia, diventando così la prima donna nella storia a compiere un giro completo attorno al mondo.
Prima di morire, Commerçon aveva dedicato all’amata Jeanne una delle nuove specie botaniche da lui scoperte, a cui aveva dato il nome di Baretia. Si era però scoperto che tale pianta era già stata catalogata poco tempo prima da Linneo, ed era così venuto meno il posto d’onore nell’universo botanico per questa incredibile donna.
La storia di Jeanne Baret è rimasta avvolta dall’oblio fino ai tempi recenti, quando i mondi scientifico e letterario sono tornati ad interessarsi alla sua incredibile esperienza. Finalmente a partire dal 2012 una pianta di recente scoperta porta il suo nome, grazie ai ricercatori statunitensi Eric Tepe, Glynis Ridley e Lynn Bohs, che hanno descritto una nuova specie della famiglia Solanaceae, attribuendole il nome di Solanum baretiae. Questo vegetale è stato scoperto nella zona di Amotape-Huancabamba, nell’Ecuador meridionale, ed è un parente molto stretto di alcuni degli ortaggi più importanti nell’alimentazione umana, il pomodoro, la melanzana e la patata, tutti appartenenti al genere Solanum.
Come altre piante del suo gruppo, Solanum baretiae presenta foglie composte, ossia costituite da foglioline più piccole disposte in fila lungo il picciolo, che prende il nome di rachide. Il numero di queste foglioline per ogni foglia rimane costante all’interno delle singole specie, facendone un carattere importante per distinguerle l’una dall’altra. Ma per S. baretiae non è così… il numero delle foglioline è variabile, cambia da una foglia all’altra da un minimo di 1 a un massimo di 7.
Come gli stessi autori che hanno descritto questa nuova specie hanno sottolineato, l’aspetto variabile di S. baretiae rappresenta nel migliore dei modi l’essenza della coraggiosa botanica. Jeanne Baret ha infranto le leggi sacre della separazione tra maschile e femminile in una società che si regge sulla dominanza di una parte sull’altra. È diventata uomo per amore di un uomo dimostrando di essere una grande donna, contribuendo così ad approfondire la conoscenza esteriore ed interiore del mondo.
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