Con una data finale inizialmente prevista ai primi di Aprile, fortunatamente la Klimt Experience grazie all’enorme successo di pubblico è stata prorogata fino a inizio maggio, garantendo un mese in più a chi se la fosse persa o a chi aveva desiderio di rivederla. Perché una volta immersi in questa grandiosa esposizione tutta in digitale si ha sicuramente la voglia di un bis.
L’evento, iniziato il 26 novembre 2016, è stato creato da Crossmedia Group, azienda fondata nel 2008 leader nella fornitura e nella creazione di eventi e mostre multimediali come quella in questione che dal 2015 gestisce la chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte (dietro Ponte Vecchio), dove appunto è installata l’esibizione. Il gruppo è lo stesso che ha organizzato eventi di successo come Van Gogh Alive – The Experience (riproposta anche a Roma fino a marzo 2017), Da Vinci Alive – The Experience e Incredible Florence. La particolarità di tutti questi eventi, compreso quello in analisi, è che si concentrano in un’unica sala proiettando su diversi pannelli le immagini famose e non del pittore.
La Klimt Experience è una proiezione della vita dell’autore attraverso le sui immagini, una lettura più che ottima dato che lo stesso Klimt disse che il modo migliore per capire la sua vita e la sua personalità era osservare le sue opere. Strutturalmente, la mostra si profila con un grande pannello centrale in fondo alla sala di proiezione dove i quadri vengono proposti interamente. Su entrambi i lati, invece, si profilano altri tre pannelli dove vengono zoomati dei dettagli. Il tutto accompagnato da una quantità enorme di animazioni grafiche, che non si limitano a delineare ed evidenziare le particolarità di un dipinto, ma vengono letteralmente sparati ovunque, sul pavimento e sulle mura della chiesa.
Lo spettatore può godere dello spettacolo (che dura un’ora e mezza, circa) stando seduto su uno dei sei divanetti disposti in due file in fondo alla sala o seduto sopra uno dei tre “cerchietti” sul pavimento. Alternativamente ai vari periodi del pittore austriaco, sono proiettati dei suoi aforismi, che aiutano maggiormente lo spettatore. I nomi delle opere proiettate non sono detti, ma comunque non sarebbe servito. Lo spettatore esperto saprà sicuramente riconoscerli, ma il fine degli autori dell’esposizione è far scoprire le opere nei loro massimi dettagli e nelle loro più nascoste sfumature. Facendo perdere, quindi, l’importanza del loro nome.
Sponsor dell’evento è immancabilmente Samsung che ha fornito almeno una ventina di proiettori necessari al giusto funzionamento dell’opera e anche tre Gear VR con annessi smartphone Galaxy S7 Edge che grazie alla tecnologia della realtà virtuale rendono ancora più immersiva e apprezzabile la mostra, facendo perdonare la sua aggressività nella promozione del marchio. Del resto, senza l’azienda sudcoreana molti monumenti italiani (si pensi a quelli milanesi) non avrebbero avuto i fondi necessari per la loro manutenzione.
Klimt Experience fa quindi parte di un nuovo modo di fare mostre d’arte, sicuramente originale e accattivante.
CREDITS
Immagine 1 (Foto dell’autore)
Immagine 2 (Foto dell’autore)
Immagine 3 (Foto dell’autore)