Negli ultimi tempi sta spopolando, con le declinazioni più disparate, una nuova tendenza artistica: i mandala tibetani. Ovunque ci giriamo, infatti, possiamo vederli come motivo base per gioielli e bigiotteria, tatuati sul corpo delle persone, esistono addirittura dei “test” sul web che attestano quale mandala ti sta governando in quel momento. Li troviamo persino in libreria. Se entriamo in una qualsiasi di esse e chiediamo alla commessa dei libri sui mandala, questa ci indirizzerà o verso il reparto “filosofia ed esoterismo”, oppure, più probabilmente, verso gli album da colorare. Questa è forse la declinazione odierna di mandala che più si avvicina al suo significato e scopo originario.
Innanzitutto c’è da spendere qualche riga sull’origine del mandala, su cosa significhino e sulla loro importanza per la filosofia e religione buddista, tutti dati che ci aiutano a comprendere il motivo di tanto successo.
La parola mandala deriva dal sanscrito ed è costruita a sua volta dalle parole manda, essenza, e la, possedere o contenere; talvolta viene anche tradotto come cerchio, circonferenza o ciclo. Qualcosa quindi che richiama la perfezione della figura geometrica del cerchio, centrale nell’esoterismo e nelle filosofie orientali, e proprio il cerchio possiede o contiene una essenza.
Mandala indica anche quelle figure artistiche che vediamo e che tramite delle forme ben precise – punti, triangoli, cerchi, quadrati – costituiscono nel loro insieme un motivo, in cui la simmetria e la precisione del disegno sono caratteristiche fondamentali. Ma non dobbiamo cadere nel tranello di vedere il mandala come un puro e semplice motivo geometrico decorativo, tutt’altro.
Esso infatti ha un ben preciso significato spirituale e rituale. Forme di mandala sono riconoscibili in diverse tradizioni: già per i Nativi Americani i mandala erano fondamentali per il processo di guarigione, data la loro filosofia che vedeva uno stretto legame sinergico tra arte e medicina. Per i Celti, invece, con i loro intrecci, simboleggiavano l’infinito, la continuità e la ciclicità dell’esistenza.
Ma la forma più famosa, e anche quella originale, è sicuramente quella del mandala tibetano. Per la filosofia buddista, difatti, i mandala rappresentano un tempio immaginario da contemplare tramite la meditazione. Inoltre la tradizione orientale considera i mandala come una rappresentazione dell’Universo
Ancora oggi i mandala tradizionali vengono realizzati dai monaci tibetani come forma di preghiera. Durante la creazione del mandala su finissima sabbia colorata i monaci, completamente immersi nella meditazione, creano il disegno con infinita pazienza e minuzia di particolari, dando vita figurativa alla loro preghiera per il mondo. Una volta completato, il gigantesco mandala verrà distrutto, la sabbia dissolta nel vento, a simboleggiare la caducità della vita terrena, per ricordare a tutti noi che nulla dura per sempre, e che la nostra parte più importante, lo spirito, è l’unico destinato a rimanere nel mondo, viaggiando nel vento.
Da questa concezione sacrale ad una individuale il passo è breve. Come i monaci buddisti immersi nella loro meditazione, anche noi possiamo fermarci in un luogo silenzioso e rilassato, entrare in meditazione e in contatto con la nostra interiorità più profonda e, una volta raggiunto questo status di raccoglimento, procedere così a disegnare il nostro mandala personale. Al contrario di quanto si pensa, non esiste un mandala giusto o uno sbagliato, semplicemente è un disegno che nasce dal nostro cuore, dal nostro animo, e di conseguenza è del tutto soggettivo e sempre “giusto”, per così dire.
Ogni mandala è unico nel suo genere, sia perché ognuno di noi è un individuo unico e irripetibile, sia perché non vivremo mai un momento della nostra vita perfettamente identico a quello in cui stiamo disegnando il nostro mandala, che origina appunto da come ci sentiamo in quel momento, da quello che è il nostro vissuto, da come percepiamo noi stessi mentre sulla carta imprimiamo triangoli, cerchi, spirali. Ogni segno, ogni tratto della matita diventa un’espressione del nostro “io”.
Disegnare un Mandala significa mettere su carta i nostri conflitti interiori e proiettarli all’esterno; significa assumere maggiore consapevolezza di noi stessi, creare uno spazio sacro e un luogo protetto dove concentrare le nostre energie, alla ricerca dell’equilibrio e dell’armonia interiore. Una volta disegnato, si passa poi a colorare il mandala: in genere si comincia partendo dal centro e procedendo per cerchi concentrici verso l’esterno. Così il mandala ci incoraggia ad aprirci verso gli altri, partendo dal nostro centro, dalla nostra chiusura, fino ad un disegno più grande, ossia la nostra apertura al mondo.
Sono molto interessanti anche i significati psicologici attribuiti al modo in cui procediamo a colorare il mandala: in genere chi è in armonia con sé stesso, tende a cominciare la colorazione dalla parte centrale del motivo; chi invece sta ancora ricercando il proprio sé, tende a partire dall’esterno, per giungere infine ad una chiusura, cercando quasi di prendere distacco dal mondo per concentrarsi sul proprio io, arrivando a conoscerlo per poi tornare ad aprirsi nuovamente. anche preferire alcune forme ad altre ci fornisce indicazioni importanti sulla nostra psiche.
La struttura geometrica del mandala, così simmetrica e calibrata al millimetro, ci permette di distaccarci dal mondo esterno e di concentrarci su noi stessi; la scelta delle forme da utilizzare e dei colori consente alle nostre emozioni di assumere una forma e una chiarezza che forse da soli avremmo raggiunto con fatica. Mentre disegniamo non riflettiamo solo sull’opera che stiamo creando, ma lasciamo la nostra mente libera di vagare, in un flusso di coscienza totalmente libero da autocensure e costrizioni, rilassandoci ma anche riflettendo su questioni ed elementi di nervosismo che in quel momento ci attanagliano. È uno strumento che si rivela estremamente utile proprio in momenti di malessere, perché stimola il processo naturale di auto-guarigione, favorendo la calma e il benessere interiore.
Non è una magia inspiegabile, ma uno degli effetti del disegnare e soprattutto del colorare. Già di per sé il colorare ha dei benefici terapeutici sia per i bambini, ma soprattutto per adulti. Inoltre, Carl Gustav Jung aveva studiato proprio i mandala e soprattutto l’arte del colorare quale tecnica di rilassamento. Anche lui li considerava simboli vivi in grado di avere effetti benefici sulla mente.
Grazie alla loro capacità di “ricompattare” un’individualità frammentata, i mandala sono utilizzati in particolare con soggetti affetti da disturbi dissociativi, a sostegno del loro percorso psicoterapeutico. È stato dimostrato che disegnare e colorare un mandala è uno strumento molto utile per alleviare stati di ansia, e anche nella cura di alcune forme di nevrosi e psicosi. Attualmente si stanno diffondendo anche come strumento di supporto per alunni disabili, per i quali la realizzazione di mandala in dei laboratori specifici ha favorito sia l’espressione del loro sé, sia soprattutto l’integrazione nel contesto in cui vivono.
Provate ora a cimentarvi nella realizzazione del vostro personalissimo Mandala. Se non siete pratici del disegno a mano libera, non disperate: su internet si trovano tantissimi disegni di mandala da scaricare, stampare e colorare. Buona meditazione!
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