di Federico Lucrezi
A San Siro c’è il pubblico delle grandi occasioni.
Ma questa volta non sono Milan e Inter a scendere in campo, anche perché ultimamente le grandi occasioni non abbondano per le squadre di Milano, e nemmeno Bruce Springsteen, anche se l’accoglienza da rockstar è praticamente la stessa.
Papa Francesco entra allo stadio di San Siro gremito dai cresimandi della diocesi di Milano che come ogni anno si danno appuntamento alla Scala del Calcio per un incontro con l’Arcivescovo. Quest’anno, in concomitanza della visita pastorale di Papa Francesco a Milano, l’incontro prevede anche la presenza del pontefice. Bergoglio è il secondo papa a scendere in campo San Siro dopo Ratzinger, a Milano nel 2012.
Un’ora e venti di incontro, che si è protratto ben oltre l’orario previsto, in cui Papa Francesco ha dato ennesima prova della sua abilità comunicativa.
Poche parole, ma dette bene
Papa Francesco risponde alle domande di un ragazzino, di una coppia di genitori e di un’educatrice. Non ci sono grandi discorsi teologici. Parole semplici, aneddoti di vita vissuta, pochi consigli. Parlate con i nonni, giocate con gli amici, frequentate le parrocchie – dice ai ragazzi presenti. E agli educatori: Testa, cuore, mani. Soprattutto queste ultime perché è con gli esempi e rimboccandosi le maniche che si può fare la differenza.
Una bella lezione per tanti: quando si ha qualcosa da dire bastano poche parole, non serve inerpicarsi in grandi discorsi complicati per arrivare al pubblico.
Clima informale
La scenetta delle domande al papa con le risposte a braccio del pontefice dura poco. Sapete, io queste domande ce le avevo prima. La distanza tra i ragazzi sugli spalti e uno degli uomini più potenti del pianeta seduto sul palco si riduce anche così. Papa Francesco costella il suo discorso di racconti della sua adolescenza e di famiglie e ragazzi incontrati in Argentina. Il clima informale è ben studiato e il risultato non è per niente forzato, anzi è di una naturalezza straordinaria.
Uno schiaffo all’ipocrisia
Nessuna banalità nelle parole di Papa Francesco. Parla di bullismo, una tematica attuale di cui tanti amano riempirsi la bocca. Il pontefice però rivolge un appello ai bulli e a chi attorno a loro favorisce un clima di omertà e lo fa a San Siro, tra i cresimandi, i bravi ragazzi dell’oratorio. Un bello schiaffo all’ipocrisia.
Bergoglio a Milano ha dato insomma l’ennesima dimostrazione di come parlare efficacemente ad un pubblico giovane senza ricorrere ad imbarazzanti espedienti (vero Giovanardi?) e con grande semplicità. Al di là della figura religiosa che rappresenta siamo sicuramente di fronte ad un comunicatore eccellente. Molti, all’interno della Chiesa e non, dovrebbero munirsi di carta e penna e prendere appunti.