A che cosa pensate sentendo parlare di “funghi in scatola”? A un prodotto industriale, precotto, standardizzato e surgelato? Niente di più sbagliato. Si stanno diffondendo in tutto il mondo scatole speciali, interamente realizzate con materiali di recupero, con le quali è possibile coltivare funghi buoni e naturali a casa propria, partendo dai fondi di caffè…
Ogni anno in Italia vengono importate 450 000 t di caffè, e sono consumate più di 6 miliardi di tazzine di espresso. Dalla preparazione della bevanda si ottengono enormi quantità di fondi, un prodotto di scarto destinato normalmente allo smaltimento, che però è ancora ricco di azoto, cellulosa, lipidi, cere e sali minerali. Durante la preparazione del caffè, infatti, soltanto una piccola parte delle sostanze contenute nel chicco – tra cui la caffeina – sono trasferite nella tazzina. La maggior parte rimane nel fondo, che diventa così una risorsa ricca di elementi preziosi adatti ad essere riutilizzati.
Negli ultimi decenni diverse esperienze sparse per il mondo hanno dimostrato che i fondi di caffè costituiscono un eccellente substrato per la coltivazione dei funghi. Alle porte di Milano se ne occupa Il Giardinone, una cooperativa sociale che produce le FungoBox. Le scatole dei funghi sono poco più grandi di un pacchetto di farina, possono essere portate a casa, aperte, inumidite, e seguendo le istruzioni è possibile ottenere fino a tre raccolti, sufficienti per completare l’esperienza con piatti gustosi tra cui i tipici risotti.
Dentro le FungoBox si trova il micelio del Pleurotus ostreatus, un fungo mangereccio molto apprezzato, che per la sua natura di organismo decompositore può crescere sfruttando il substrato contenuto nella scatola. Oltre ai fondi
L’idea della FungoBox affonda le sue radici nell’economia circolare. Secondo la definizione della Ellen McArthur Foundation, il concetto di economia circolare poggia su due principi fondamentali: i materiali di origine biologica sono destinati a rientrare nel ciclo della biosfera, e quelli di origine tecnica sono progettati per rimanere all’interno del flusso ed essere riutilizzati. Questa idea trae spunto proprio dalla natura, per la quale il concetto di rifiuto non esiste.
I funghi cresciuti dai fondi del caffè non contengono caffeina, e non acquisiscono il tipico aroma della bevanda. Una volta che si è conclusa la coltivazione, il substrato rimanente mantiene ancora eccellenti proprietà concimanti e ammendanti. Se mescolato con il terriccio dei vasi sul terrazzo, o con il suolo dell’orto, migliora notevolmente la crescita delle piante e la produzione di frutta e verdura. Non dimentichiamo inoltre che nel substrato è presente ancora una buona quantità di caffeina, che come è noto tiene lontani insetti e funghi parassiti delle piante coltivate.
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3 commenti su “L’economia che gira intorno ai funghi”
Interessante ! quanto tempo impiegano a nascere ?
Grazie
Una ventina di giorni. Ci vuole un po’ di pazienza, ma il risultato è quasi assicurato!
articolo interessante, spero vi siano approfondimenti .