di Ettore Gasparri
La detenzione automatica di tutti i richiedenti asilo. Sarebbe questa la soluzione al problema dell’immigrazione che arriva dall’Ungheria. Il Parlamento magiaro ha infatti votato favorevolmente (138 sì, 6 contrari e 22 astensioni) alla proposta di legge per la quale i richiedenti asilo non potranno lasciare le zone di transito se non previo permesso delle autorità. Ovvero quelle zone di confine tra Croazia e Serbia, attraverso le quali i migranti vengono già fatti passare con il contagocce dal governo di Orbán.
La legge era stata proposta quattro anni fa, ma non aveva avuto successo a causa della disapprovazione dell’Unione Europea e di alcuni suoi importanti organi, come l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) e la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedh), e di diverse associazioni umanitarie. Nonostante l’ovvia contrarietà, espressa anche oggi, da parte dell’Onu, che già denuncia le complesse implicazioni sociali e psicologiche che deriverebbero da tale scelta, questa volta la legge ha avuto successo. Forse proprio sulla spinta della falsa convinzione che il terrorismo sarebbe figlio diretto dell’immigrazione.
“Gli immigrati sono vittime dei trafficanti, ma anche vittime dei politici europei che incoraggiano la migrazione con la politica dell’accoglienza…ma da noi non ci saranno camion che investono e assassinano chi festeggia”.
I soli appelli delle autorità europee ad una politica umanitaria non sembrano quindi più essere, agli occhi dei cittadini, una soluzione adeguata al fenomeno dell’immigrazione. Sempre più elettori infatti si rivolgono a movimenti antieuropeisti e xenofobi che contestano appunto la politica dell’UE in materia e propongo soluzioni alternative, come in Ungheria. Movimenti di estrema destra che hanno sfiorato la vittoria prima in Austria e poi in Olanda. Tra poco sarà poi il turno della Francia, pedina fondamentale nello scacchiere europeo, dove Marine Le Pen è sicuramente una delle favorite per la corsa all’Eliseo. I vertici dell’Unione Europea dovranno quindi attuare una politica più forte e consistente per non perdere credibilità anche verso coloro che continuano a nutrire il sogno europeo.
FONTI: Internazionale, Repubblica, foto1, foto2, foto3