“Nell’ ora violetta”: la condizione di chi vive quel lutto senza nome

Dal prossimo 16 marzo sarà presente in libreria “Nell’ora violetta”, versione italiana di “La hora violeta” , libro del 2013 di Sergio Del Molino, scrittore e giornalista spagnolo, il quale tra le altre cose cura anche un interessante e sarcastico blog. (http://sergiodelmolino.com)

“Nell’ora violetta” è un libro che nasce da un lutto, che spesso porta  la frase “non ci sono parole” come condoglianze. Sergio del Molino invece non ha risparmiato né le parole né le situazioni, non ha operato alcuna censura, descrivendo ogni aspetto della malattia e del lutto poi, con una sincerità necessaria nel rispetto di chi soffre e vive direttamente o indirettamente determinate situazioni. Infatti nonostante usi la metafora della battaglia tipicamente associata a situazioni di malattie come tumori o simili, racconta di questa guerra che andava necessariamente combattuta nonostante sia stata persa, in un modo differente – non nel solito modo spesso edulcorato o concentrandosi sul sensazionalismo,  raggiungendo a volte stucchevolezze inutili.

Invero l’autore spagnolo, racconta di queste situazioni in modo semplice, schietto e diretto, che si manifesta fin dall’introduzione,  costituita da una sola pagina ma abbastanza densa di significato da scuotere immediatamente il lettore. Senza alcun preambolo già la prima riga catapulta subito nella situazione, generando uno shock simile a quello provato dall’autore quando gli è stato comunicato che Pablo, il figlio di 10 mesi, aveva la leucemia.

Il lutto che più di tutti porta al “non ci sono parole”, Del Molino lo descrive in un libro che ci presenta come “un dizionario con una sola voce, la ricerca di una parola che non esiste nella mia lingua: quella che definisce ai genitori che hanno visto morire i propri figli.“,  e di come questa mancanza li condanni “a vivere per sempre in un’ora violetta“, da cui il titolo, preso in prestito dalla “Terra Desolata” di T.S. Eliot.

“At the violet hour, when the eyes and back                                                     “Nell’ora violetta, quando gli occhi e la schiena
  Turn upward from the desk, when the human engine waits                    si levano dallo scrittoio, quando il motore umano attende
 Like a taxi throbbing waiting.”                                                                              Come un tassì che pulsa nell’attesa.”
 (T.S.Eliot The Waste Land)                                                                                     (T.S.Eliot La Terra Desolata)

 

Una condizione di “no-man’s time” (“tempo di nessuno”), un tempo che, l’autore ha deciso di evocare per iscritto, nella speranza di dargli una forma fissa senza però farlo diventare un luogo comune. Un tempo che va dalla diagnosi a quando poco prima di compiere due anni Pablo muore, il tempo che costituisce l’ora violetta di Del Molino e della moglie, e “contiene tutte le parole che mancano per definire la mia condizione.

Queste parole sono quelle che descrivono la nascita di Pablo, la volontà dell’autore di non riferirsi a lui come “il bambino” “il piccolo” o “mio figlio” ma, chiamandolo sempre per nome, per non de-personalizzarlo, l’apprensione di un neo-genitore, l’inizio della malattia, un ricovero urgente e la diagnosi. Da qui lo smarrimento, il grido silenzioso nel sentire pronunciare la parola leucemia associata al proprio figlio.  Il conseguente inizio della battaglia, la scritta oncologia su porte da aprire, la scoperta della psicologia, le nottate in ospedale, fatte da rumori improvvisi nel corridoio e pianti di una madre, da altri bambini malati, d quelli che si fanno forza nonostante il destino segnato, e poi dal personale ospedaliero.

L’inutilità degli eufemismi per indicare le cure e le patologie, il susseguirsi di parenti e amici, comparse sbiadite perché l’autore ha deciso con la moglie Cris  di seguire un piano preciso per affrontare questa guerra. Infine la perdita, la casualità di dover scrivere nel frattempo un articolo che commemori la strage di Madrid del 2003, e l’approccio nell’intervista che cambia, non più frasi fatte ma comprensione e condivisione dello stesso dolore.

Il giornalista termina il romanzo con due pagine secche ma lunghe quanto basta per rappresentare il dopo, quando bisogna tornare alla quotidianità, a una casa piena di libri che possono riempire il tempo ma non colmare quel vuoto. Vuota è quindi anche la casa, avvolta in uno spazio sospeso, parallelo al mondo, corrispondente a quella ora violetta, vuota ma piena del ricordo di chi non c’è più. Il vuoto e il ricordo costituiscono nel loro sovrapporsi quel sospeso.

Questo libro è il resoconto di una battaglia contro un nemico invisibile, lo stesso autore si domanda come sia possibile combattere un nemico che è dentro di noi, una parte di noi “impazzita”. Rappresenta cosa significhi stare in un ospedale, tra dottori, infermieri, che scuotono la testa ma, parlano poco per non angosciare troppo o preventivamente, di volontari che tentano l’impossibile, cioè alleviare il dolore. Di come la malattia non colpisca solo chi si ammala ma anche chi vi sta attorno, e non perché si tratta di un bambino. Si racconta dell’insegnamento di chi combatte nella consapevolezza di una sicura perdita. Ci racconta di come un figlio morente con un sorriso insegni ai genitori che la forza d’animo c’è sempre, e a noi lettori a ridimensionare i problemi e i dolori, o affrontarli con la consapevolezza che tutto si può affrontare, anche la morte, la quale nonostante non abbia rimedio si può vincere lasciando un ricordo, come ha fatto senza consapevolezza Pablo. proprio il ricordo del piccolo Pablo vive in questo libro, che diventa così anche una lettera non solo di un padre a un figlio ma anche di un padre ad altri genitori, e in generale a chiunque, esortando a non sprecare il dono della vita.

Una lettera, il racconto di una guerra, la ricerca infinita di una parola per una condizione dal dolore indefinibile, tutto questo è “l’ ora violetta”. Rappresenta il  ritratto perfetto di cosa significhi affrontare una malattia, soffrire con chi soffre. Non tanto perché chi scrive lo ha vissuto, quanto perché lo fa nel modo migliore. Diretto e senza attenuazioni perché la malattia e il dolore che ne consegue non fanno sconto alcuno.

Per chi fosse interessato la versione originale è in vendita su amazon sia in versione cartacea che kindle.

credits

 

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