Il gioco è un’attività tipica dei cuccioli dei mammiferi, anche gli animali infatti sono soliti giocare tra di loro come allenamento per le attività della vita adulta. Il gioco umano ha ampliato le sue funzioni ed è parte integrante ed essenziale della vita infantile, tanto che il diritto al gioco è stato inserito nell’articolo 31 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia del 1989.
Il gioco è essenziale per la socializzazione secondaria –ossia tra coetanei al di fuori del nucleo familiare-, per l’apprendimento delle regole, comprendere la propria identità di genere e sperimentare i possibili ruoli futuri all’interno della società. Secondo Emile Durkeim, infatti, l’educazione dei bambini è finalizzata a preparare adulti che saranno parte integrante della società, perciò essi sperimentano i ruoli svolti dagli adulti, per comprenderli e scegliere il proprio.
Nelle scuole dell’infanzia e primarie il gioco facilita l’apprendimento, ma hanno spazio anche giochi organizzati e spontanei. I giochi organizzati favoriscono la conoscenza reciproca e possono essere utilizzati dagli educatori per favorire l’inclusione di tutti i membri e per mettere alla prova la loro capacità di rispettare le regole. Secondo Huizinga il gruppo sociale tende ad escludere coloro che non rispettano le regole esplicite ed implicite del gioco, perciò se i partecipanti vogliono essere accettati ed evitare la solitudine, devono imparare a convergere i propri interessi con quelli altrui. In caso di conflitti durante il gioco, i bambini imparano a gestire le emozioni in un luogo sicuro, e utilizzeranno in futuro questa capacità per gestire i conflitti più complessi del mondo adulto.
Piaget differenzia tre tipologie di gioco, evidenziando la loro utilità nella crescita:
–Gioco di esercizio, costituito dalla ripetizione degli stessi gesti e da attività fisica, che spesso assume la forma di gara oppure di gioco a squadre. Oltre alla competizione, favorisce lo sviluppo dell’identità fisica;
–Gioco simbolico, tipico tra 3 e 6 anni, consiste nell’inventare e fare finta di essere qualcun altro. È molto utile per sperimentare i ruoli della società e per questo prende il nome di socializzazione anticipatoria. Attraverso il gioco simbolico, il bambino comprende le differenze di genere e impara a conoscere il proprio;
–Gioco di regole, spesso gioco organizzato o a squadre, richiede la conoscenza di regole specifiche e per questo più tipico dei bambini più grandi. Sviluppa il rispetto verso gli altri, per le regole e l’accettazione della sconfitta, se onesta.
Non sempre però è possibile per gli educatori guidare il gioco per ottenere un risultato specifico, perché i bambini necessitano anche del gioco spontaneo, guidato dalla propria interiorità, che ha altrettante utilità, e di cui parleremo nel prossimo articolo.
Fonti:
Psicologia, i motivi del comportamento umano, Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio, Zanichelli, 2007
La conoscienza e la ricerca, Ugo Avalle, Michele Maranzana e Paola Sacchi, Zanichelli, 2002