Partiamo subito da una precisazione. Non bisogna confondere la sensibilità al glutine con la celiachia. Quest’ultima è infatti una patologia piuttosto diffusa nella popolazione (l’1% ne è affetta) e che è facilmente diagnosticabile tramite una biopsia dell’intestino eseguita a livello duodenale e altri test meno invasivi. Negli ultimi anni è però aumentato il numero di persone che, pur risultando negative ai test per la celiachia, accusano realmente gli stessi sintomi caratteristici. Per questo motivo a partire dal 2011 la comunità scientifica ha iniziato a parlare di sensibilità al glutine non celiaca, per la quale ad oggi non esiste un test diagnostico riconosciuto a livello internazionale. A rendere i confini di questa malattia ancora più sfumati ci si mette anche il fatto che non siamo sicuri che questa patologia sia dovuta al glutine. Le diete che lo eliminano e portano beneficio a chi è affetto da questa patologia, infatti, eliminano indirettamente molte altre componenti del frumento che potrebbero essere anch’esse responsabili dei disagi.
Qualche passo in avanti lo abbiamo fatto grazie ad uno studio italiano che ha analizzato la capacità di un gruppo di pazienti che avevano iniziato una dieta celiaca da almeno sei mesi di distinguere la presenza di glutine negli alimenti. Per consentire di rispondere a questa domanda, gli scienziati hanno fornito ai pazienti due tipi di sacchetti: A e B. Uno dei due conteneva farina senza glutine, mentre l’altro farina normale. Ai pazienti è stato dunque chiesto di utilizzare per 10 giorni la farina contenuta nei sacchetti di tipo A e, dopo due settimane di pausa, è stato chiesto loro di utilizzare per 10 giorni quella contenuta nel sacchetto B. Alla fine dello studio, è stato chiesto ai pazienti di individuare, in base ai sintomi registrati, se la farina con il glutine fosse nel sacchetto A o nel sacchetto B. Risultato?
Nel nostro studio abbiamo trovato prove che supportano la diagnosi di sensibilità al glutine non celiaca in solo un terzo dei pazienti che rispondono ai criteri internazionali per questo tipo di diagnosi. Ad ogni modo, due terzi dei partecipanti non sono stati in grado di identificare correttamente la farina contenente glutine.
Le spiegazioni di questo comportamento non sono chiare. Come detto prima potrebbe trattarsi di una sensibilità ad altre componenti della farina diverse dal glutine, come ad esempio i fodmaps, dei carboidrati presenti nel grano e in altri alimenti che possono dare delle reazioni simili. Secondo gli autori dell’articolo, i sintomi di alcuni dei pazienti potrebbero essere collegati ad un’anticipazione psicologica dell’intolleranza dovuta a dei fattori emotivi.
Attenzione: le informazioni contenute in questo articolo hanno uno scopo puramente divulgativo e non costituiscono un consulto medico.
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