Henry Miller, questo sconosciuto

Quando si fa il nome di Henry Miller immediatamente si pensa all’erotismo, alla letteratura oscena, pornografica. Chi non ha letto, magari da adolescente, Tropico del Cancro, Tropico del Capricorno oppure Opus Pistorum? Romanzi bellissimi che hanno fatto storia. Storia dell’America e di Parigi ma anche dell’umanità. Se volgiamo il nostro sguardo per un attimo soltanto al di là dell’aspetto sessuale che permea costantemente e immancabilmente la sua opera, possiamo notare come il suo occhio acuto captava personalità e personaggi del suo tempo. Non a caso Miller povero, bistrattato, inetto, dipendente dal sesso era molto di più: un pittore ad esempio e un religioso senza religione.  La sua vita non è stata solamente quella del fannullone picaresco che si riproduce nei suoi libri, al contrario, egli si rivela un brillante sociologo contemporaneo. Lancia un nuovo modo di scrivere che sarà alla base della Beat Generation e che in un certo senso io rivedo anche in un “anti eroe contemporaneo” quale Limonov. La storia è sempre quella: l’indigente che vive come può, con gli inganni e le ruberie ma è sempre affascinante e leale. La chiave del successo sta nel saper raccontare la propria povertà economica e morale. Oltre ai Tropici milleriani si deve ricordare Sulla Strada di Jack Kerouac, Diario di un fallito del sopracitato Limonov e non ultimo Senza un soldo a Parigi e a Londra di George Orwell. In questo trittico si vede il grande artista, colui che dalle sue sofferenze e dalle sue disavventure riesce a cogliere il senso della vita e a trascriverlo. Chi riesce a farsi apprezzare  da intellettuali in giacca e cravatta raccontando dei suoi rapporti omosessuali avuti in una squallida stazione o dei mozziconi di sigaretta raccolti dai marciapiedi o del sesso praticato con bambine appena entrate in età puberale, è necessariamente un bravo scrittore. Al di là dell’oscenità, al di là del moralismo, al di là della regole che ci impone la società. Come dice Bob Dylan “E se si potessero vedere i miei pensieri, probabilmente metterebbero la mia testa nella ghigliottina”. Eppure dobbiamo dire grazie a chi ha avuto il coraggio di farceli leggere i suoi pensieri così scandalosi, così sbagliati, così inquietanti eppure così veri.

Tropico del Cancro, risalente al 1933, era stato importato clandestinamente negli Stati Uniti e pubblicato solo in inglese a Parigi. Sconvolgeva il nuovo mondo ponendolo di fronte all’ineluttabile problema della pornografia letteraria che oramai non si poteva più nascondere sotto il tappeto. Il sesso esiste, noi siamo il sesso, sembrava dire quel libro. Noi siamo la perversione e il male dell’umanità. Esistiamo e questa nostra esistenza, anche se brutta e corrotta, deve essere guardata negli occhi. La situazione era assurda: la cosiddetta pornografia era bandita e demonizzata da chi aveva vissuto e stava continuando a vivere sulla sua pelle due guerre mondiali orribili e inutili contornate dalla faccia peggiore dell’animo umano: l’odio degli uni verso gli altri. Nel frattempo l’Olocausto era diventato realtà e allora il sesso non sembrava più così terribile, anzi diventava la chiave, la valvola di sfogo di una generazione perduta. Nel 1940 uno dei più grandi scrittori, George Orwell, scrive un saggio intitolato Nel ventre della balena grazie al quale alza quel velo di ignoranza che si era creato attorno alla figura di Miller elogiando la sua passività. Come Giona che si lascia mangiare dalla balena, così Miller si lascia mangiare dalla società ed è questo l’unico modo per capirla fino in fondo e accettarla.

Il traduttore francese di Henry Miller, Georges Belmont, ha voluto lasciarci un inedito “dietro le quinte” di questo scrittore. Entretiens de Paris avec Georges Belmont è un’intervista molto bella, personale e franca. Dentro vi troviamo un Miller anziano ma determinato e lucido che racconta di quando scappò con una donna adulta con i soldi di suo padre, della sorella ritardata “il suo angelo che non conosceva l’ipocrisia della gente”, della madre anaffettiva, dell’assurdo conflitto creato dall’Occidente tra sesso e religione, della vita che è sempre bella anche quando sembra brutta e del giorno in cui si è detto che non sapendo fare nulla avrebbe provato a fare lo scrittore.

 

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