Tre operai Fiat in pensione non si perdono di spirito e si inventano una favola per i loro nipoti che coinvolge un intero quartiere; Mirafiori Lunapark, ambientato nel vecchio stabilimento automobilistico del quartiere Mirafiori di Torino, ripercorre la vita degli operai in pensione dandogli un accento poetico.
Dopo essere stato presentato al Torino Film Festival del 2014 è uscito nelle sale torinesi il 27 agosto 2015 per trasformarsi in un vero e proprio successo in relazione al numero di copie distribuite e in fine è stato trasmesso dalla Rai il 15 gennaio 2017; l’unica pecca è stato l’orario, le 3:40 del mattino, che ha impedito alla pellicola di essere ammirata da chi, forse, non saprà mai della sua esistenza.
La Torino operaia di quando la Fiat dava da mangiare a gran parte delle famiglie torinesi viene ricordata con grande malinconia dai tre protagonisti Carlo (Giorgio Colangeli), Franco (Alessandro Haber) e Delfino (Antonio Catania) che rimangono legati alla fabbrica nonostante la sua chiusura.
Quella fabbrica che aveva permesso a Torino di godersi il boom economico viene ricordata come il luogo attorno alla quale giravano le vite di un intero quartiere, vite come quelle di Franco e Maria (Mariella Fabbris) che si scambiavano i figli davanti alla fabbrica a fine turno.
Quelle vite che persero una parte della propria anima quando vennero chiusi i cancelli e la stessa cosa accadde all’intero quartiere di Mirafiori che vide scivolarsi dalle mani il futuro portando i figli degli operai a scappare da un quartiere che non poteva più dargli nulla, come accadde per il regista Stefano Di Polito che ritorna a Mirafiori con l’intento di dargli una nuova vita.
Di Polito immagina una nuova vita per Mirafiori attraverso la favola dei tre protagonisti che, con un’ultima occupazione, trasformano la fabbrica in un luna park in cui poter portare i loro nipotini a divertirsi così che anche loro possano godere dell’eredità del boom economico.
Il regista spiega: «Il film non suggerisce una nuova ricetta economica, ma si sofferma sul dovere di raccogliere l’eredità immateriale delle fabbriche. Mirafiori è il luogo del più grande stabilimento industriale italiano, dell’immigrazione dal Sud, dei sogni di riscatto realizzati attraverso il boom economico, della migliore istruzione possibile per i figli, dell’emancipazione, degli scontri politici e dei diritti conquistati. Le fabbriche sono la memoria di un’epoca. Prima di cancellare i segni del passato abbiamo bisogno di assicurarci un futuro meno vuoto e di ricostruire un rapporto più intimo, sincero e sentimentale con ciò che siamo stati».
La favola di Mirafiori Lunapark supera la visione superficiale tanto quanto quella più intima e profonda: osservare una semplice fabbrica con gli occhi malinconici di chi, a quelle mura, deve tutto, dà un sapore dolce alla Torino post operaia che tenta di rialzarsi in piedi nonostante ci sia chi prova ad impedirglielo.
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