Non si tratta di un ennesimo disaster movie all’americana, né del prossimo Alien (che a proposito si intitolerà Alien: Covenant e uscirà in Italia l’11 maggio 2017). Arrival, sì parla di alieni e conflitti mondiali, ma lo fa in modo diverso, e da un certo punto di vista, meno traumatico.
Il film, un thriller di fantascienza provocatorio, nelle sale dal 19 gennaio, è basato sul racconto di Ted Chiang “Storia della tua vita” ed è diretto da Denis Villeneuve (Sicario, Prisoners). Tra i protagonisti Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker e Michael Stuhlbar.
L’inizio è quello tipico: un misterioso oggetto proveniente dallo spazio atterra sulla Terra ed è subito panico. Gli eserciti di tutto il mondo vengono militati, stabiliti coprifuoco e il caos scoppia nelle strade quando la popolazione, lasciata all’oscuro di ciò che sta accadendo, non ne può più. Eppure le 12 astronavi arrivate non sembrano voler arrecare alcun danno…per il momento. Se ne stanno immobili, lì dove sono atterrate.
Anzi, gli alieni che le abitano sembrano volere un contatto, peccato che parlino una lingua del tutto sconosciuta. Viene allora formata una squadra di élite, capitanata dall’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams). È lei la protagonista della storia, la sua è una corsa contro il tempo per trovare il modo di connettere con gli alieni, capire il loro messaggio ed impedire che si scateni una guerra che ha un potenziale terribile, una Guerra Globale. È una corsa contro il pregiudizio, l’ottusità, contro il terrore attanagliante provocato dall’ignoranza e dal confronto con un “altro” percepito come ostile.
Questi sono i temi affrontati da Denis Villeneuve e visti attraverso gli occhi di una Amy Adams davvero straordinaria. Il tempo è pressante, continua a saltare tra passato e presente, trovando connessioni, svelando indizi, donando intuizioni. E lì, insieme a lui, c’è l’apertura mentale, quella della dottoressa Banks che non vede solo la parola “nemici”. C’è il linguaggio come meccanismo di conoscenza, di approccio con l’altro, di diplomazia. Prima di attaccare bisogna comprendere.
Quello che vuole comunicare Villeneuve è il concetto di umiltà, soprattutto perché siamo in un’era in cui a regnare è il narcisismo. Siamo ad un punto in cui ci siamo pericolosamente scollegati dalla natura ed Arrival è un modo per tornare ad avere un rapporto con la morte, la natura e il mistero della vita.
In un crescendo di tensione Villeneuve ci accompagna in questo viaggio di conoscenza e speranza, tenendoci con il fiato sospeso fino all’ultimo minuto. Il mondo scatenerà una guerra che potrebbe portare all’estinzione o farà la scelta giusta e accetterà di comunicare, tra sé, e con gli alieni?
Fonti e Photo Credits: Paramount Pictures